Banda larga, l'UE per uno spettro comune

Banda larga, l'UE per uno spettro comune

L'Unione Europea propone la condivisione di una porzione di spettro tra i vari operatori per il broadband mobile. E avverte: chi vorrebbe usare i fondi comunitari per cose diverse dalle reti di telecomunicazioni starà fresco
L'Unione Europea propone la condivisione di una porzione di spettro tra i vari operatori per il broadband mobile. E avverte: chi vorrebbe usare i fondi comunitari per cose diverse dalle reti di telecomunicazioni starà fresco

Nuova iniziativa promossa da Neelie Kroes, vice-presidente alla Commissione Europea: il Commissario per l’Agenda Digitale vorrebbe spingere i vari operatori di telefonia mobile a condividere un “pezzo di spettro”, così da incrementare la velocità e l’affidabilità della rete wireless per tutti.

La proposta intende favorire quella che Kroes definisce l’innovazione basata sulla disponibilità di banda (larga) in mobilità on-demand, in ogni istante e dappertutto (in Europa): “Lo spettro radio costituisce l’ossigeno dell’economia – ha dichiarato il Commissario – è utilizzato da ogni singolo individuo e da ogni impresa”.

Ma lo spettro non è illimitato, ha continuato Kroes, dunque “dobbiamo ottimizzare questa risorsa limitata riutilizzandola e creando un mercato unico per tali frequenze. Abbiamo bisogno di un mercato unico dello spettro radio, in modo da recuperare la leadership industriale mondiale nel settore delle comunicazioni mobili e dei dati e al fine di attrarre maggiori investimenti in ricerca e sviluppo”.

Questo recupero della “leadership industriale mondiale” passa appunto dalla proposta di “spectrum sharing”, parte essenziale della soluzione al problema dello spettro radio limitato (“wireless crunch”) “senza interferire con i diritti esistenti o peggiorando la qualità del servizio”.

La proposta di Kroes arriva a breve distanza da un avvertimento lanciato ai paesi membri della UE nei giorni scorsi, riguardante questa volta le reti a banda larga terrestre: il Commissario ha esortato i paesi della UE a supportare gli investimenti economici necessari allo sviluppo delle reti di nuova generazione (NGN), invece di spendere energie e iniziative politiche per dirottare detti investimenti verso infrastrutture elettoralmente più spendibili.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 set 2012
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