Roma – Sono unanimi i pareri degli esperti sul WiMax, in particolare sul fatto che almeno alcune delle frequenze sulle quali si può estendere il servizio rimangano di libero utilizzo e non siano cioè sottoposte a licenze che potrebbero rallentare se non addirittura impedire che con il WiMax si mantenga la promessa di una copertura broad band del territorio oggi digital diviso . Ieri ISOC Italia , la comunità che raccoglie alcuni dei maggiori esperti di Internet italiani, ha avvertito il ministero delle Comunicazioni: non tutte le frequenze possono essere bloccate senza gravi ripercussioni sui diritti degli utenti.
In una nota, ISOC sottolinea il valore di WiMax nel favorire “l’aumento di connessioni Internet ad alta velocità” e nel contribuire “ad alleviare il fenomeno del digital divide, che interessa una fetta consistente della popolazione nonché, se opportunamente resa accessibile a tutti , nel rendere concrete le promesse del Codice Digitale della Pubblica Amministrazione verso i cittadini”.
ISOC nota come l’ intesa tra ministero della Difesa (che sta liberando le frequenze) e ministero delle Comunicazioni preveda che da giugno 2007 “verranno resi disponibili più lotti di frequenze (nella banda Wi-Max 3.4÷3.6 GHz) per iniziali complessivi 35+35 MHz, ripartibili anche su più macroaree nazionali”.
E proprio per questo, “sulla scorta di analoghe esperienze internazionali e di raccomandazioni europee”, ISOC sottolinea come WiMax “dovrebbe permettere una maggiore concorrenza ed una concreta diversificazione nell’ambito delle offerte per l’accesso a Internet, contribuendo significativamente a svincolare la fornitura di tale accesso dagli attuali limiti infrastrutturali”.
Il ragionamento di ISOC è chiarissimo: mantenere per il libero utilizzo un lotto di frequenze “il più ampio possibile” in modo tale da “garantire un accesso base dei cittadini ai servizi pubblici offerti tramite Internet. La assegnazione in licenza esclusiva dei lotti rimanenti, coerentemente, spingerà così gli aggiudicatari a diversificare la propria offerta con servizi a valore aggiunto , senza che questo penalizzi quanti potranno comunque beneficiare, tramite le frequenze lasciate in libero uso, del semplice accesso a Internet”.
Come accennato, la posizione di ISOC è tutt’altro che isolata . Già l’associazione Anti Digital Divide ha espresso con forza tutta la propria preoccupazione per l’attuale impostazione governativa sul WiMax, che sembra prefigurare un sistema chiuso nel quale gli utenti non abbiano nulla da guadagnare ma, anzi, da perdere. “A rigor di logica – sostiene ADD – i costi sostenuti dai pochi competitor per acquistare le licenze saranno ribaltati sul cliente non permettendo di offrire prezzi competitivi in rapporto alla qualità offerta”.
Ma, d’altra parte, è già in essere una mobilitazione online che punta proprio ad evitare un WiMax blindato, una petizione che ha già raccolto più di 1.500 firme e che, tra le altre cose, chiede “che venga destinato, da subito, una parte dello spettro radio dichiarato – o che verrà dichiarato – disponibile per la tecnologia a libero uso da parte dei singoli cittadini anche in forma associativa senza fini di lucro”.
E, se ciò non bastasse, come segnalava Michele Favara Pedarsi su Punto Informatico , verso un WiMax libero lavorano anche quelli di Wireless Commons , tra i quali si trova Lawrence Lessig, professore di Stanford e promotore di Creative Commons che al tema del Deregulating Spectrum sta dedicando molte energie. Secondo Lessig “il punto è la deregolamentazione delle frequenze. Deregolamentazione non significa che mettiamo all’asta le frequenze (come prevede di fare il governo italiano, ndr.) (..) Deregolamentare nel senso che lasciamo ampie porzioni dello spettro disponibili per un uso senza licenza”.
Ieri Punto Informatico ha anche contattato i provider di AIIP che hanno ribadito come la via migliore sia assegnare l’intero blocco delle frequenze ad un unico operatore . Lo spiega a PI Dario Denni, segretario generale dell’associazione degli ISP: “È chiaro e va da sé che si tratta di un’ottima opportunità per superare il divario digitale che ancora affligge molte aree del nostro Paese, ma non si deve trascurare il ruolo strategico che il WiMax ricopre ancora nello sviluppo di servizi integrati e convergenti di tipo fisso-mobile”.
“Ad avviso di AIIP – continua Denni – è indispensabile che il blocco attualmente disponibile, sia assegnato ad un unico operatore perché la concorrenza tra infrastrutture sarebbe davvero insostenibile considerati i costi e gli investimenti necessari ad utilizzare queste frequenze. Ovviamente questo unico carrier, nazionale o locale, sarà obbligato a fornire poi servizi all’ingrosso a condizioni economiche orientate ai costi. Nella apposita consultazione indetta dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, abbiamo dettato questa linea che tiene certamente conto di inevitabili misure asimmetriche per favorire l’ingresso dei nuovi operatori, con esclusione iniziale di chi – essendo già dominante nei servizi di accesso alla clientela finale – potrebbe rafforzare ulteriormente questa posizione a danno della concorrenza e contro gli interessi dei consumatori”.