Il Piano di investimenti per la diffusione della Banda Ultralarga finalizzato al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea e della Strategia Italiana per la broadband è stato ufficializzato dalla Presidenza del Consiglio a seguito dell’ approvazione da parte del CIPE del relativo programma operativo.
L’obiettivo è quello di far arrivare almeno il 50 per cento della popolazione entro il 2020 a servizi di connessione a più di 100 Mbps e di portare il 100 per cento della popolazione ad almeno 30 Mbps .
Si parte da subito con la fase attuativa con uno stanziamento governativo di 2,2 miliardi di euro , a valere sulle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione ( FSC ) per il ciclo di programmazione 2014-2020 e destinato a interventi in 6800 comuni da qui al 2020 nelle cosiddette aree bianche, quelle cioè a fallimento di mercato in privato privato, in mancanza di incentivi incentivi, non troverebbe convenienza ad investire.
Le modalità di investimento saranno le partnership pubblico-private, gli interventi a incentivi con le gare Infratel e gli interventi diretti di Infratel in cui la società a partecipazione pubblica realizza l’infrastruttura e ne rimane proprietaria.
A questi si aggiungeranno 1,4 miliardi sempre derivanti dal medesimo Fondo , da conferire con successivi provvedimenti normativi e destinati al completamento della banda larga a 100 mega nelle città e comuni più grandi, i cosiddetti cluster A e B, e 2,1 miliardi previsti dai fondi regionali europei ( Fesr e Feasr ), per un impiego di risorse pubbliche totali per circa 7 miliardi di euro, cui bisognerà aggiungere 5 miliardi di euro derivanti da investimenti privati .
Ad esprimere soddisfazione per il Piano è il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che parla di “un’autentica novità per il nostro paese” e che “l’obiettivo è la copertura totale del Paese”.
Al Piano nazionale si aggiungono poi i progetti condotti a livello regionale: in questo senso rilevanti i bandi di gara per la banda ultralarga in Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia che hanno visto vincitrice Telecom Italia.
Si tratta di progetti riguardanti la realizzazione di infrastrutture di rete che beneficiano di un finanziamento pubblico di circa 358 milioni di euro per la componente passiva (scavi e fibra spenta) a cui si aggiungono ulteriori 394 milioni a carico di Telecom Italia , di cui 179 per la componente passiva e 215 per l’elettronica necessaria ad erogare il servizio a banda ultralarga con velocità da 30 fino a 100 Mbit/s.
Con un modello di partnership pubblico-privato, dunque, saranno interessati 10 milioni di abitanti in oltre 760 comuni italiani e si prevede il collegamento in fibra a 100 Mbit/s di 5200 sedi della Pubblica Amministrazione tra cui oltre 400 ospedali e circa 2.000 istituti scolastici nel Meridione.
Proprio l’ex monopolista Telecom Italia potrebbe d’altra parte essere la beneficiaria anche dei nuovi fondi a livello nazionale: o almeno è questa la critica mossa da alcuni osservatori , che contestano al governo la mancata definizione della bozza di decreto comunicazioni che avrebbe dovuto prevedere rigide regole per i potenziali beneficiari di tali fondi. Nella bozza redatta da MISE e Cassa Depositi e Prestiti, infatti, si prevedeva l’assegnazione preferenziale dei fondi pubblici ad aziende focalizzate sul business dell’infrastruttura, una condizione che avrebbe sfavorito Telecom.
Claudio Tamburrino