Barnes&Noble ha depositato la sua difesa nel caso che la vede trascinata sul banco degli imputati da Microsoft.
Redmond l’aveva denunciata a fine marzo insieme ai produttori di Nook, Inventec e Foxconn, per violazione di cinque suoi brevetti su tecnologie utilizzate dal sistema operativo del device, Android di Google. Sempre Mountain View era stata suo bersaglio indiretto in precedenti cause contro i produttori di smartphone che ne impiegano l’OS mobile, Motorola e HTC. Quest’ultima ha accettato , come in precedenza Amazon, di stringere un accordo di licenza con Microsoft.
Come nei casi precedenti, anche la violazione di B&N, di Inventec e di Foxconn si concretizzerebbe nel momento in cui il SO viene installato sui device prodotti.
L’obiettivo principale di Redmond parebbe quello di competere indirettamente con Android rendendo le sue licenze meno gratuite e quindi meno convenienti. Nelle carte depositate B&N afferma esplicitamente che Microsoft intende approfittare di tecnologie non da lei stessa inventate, cercando di far pagare licenze esorbitanti per rendere il SO Android non competitivo “sia per costi che per problemi di produzione derivanti da assurde restrizioni di licenza”.
Come royalty per l’utilizzo di Android (o meglio, delle tecnologie brevettate da Microsoft e impiegate nel sistema operativo open source di Google), Redmond chiederebbe addirittura più di quanto fa per l’intero SO Windows Phone 7 , cioè una cifra compresa tra i 10 e i 15 dollari ad apparecchio. E sarebbe ancora maggiore nel caso di suo impiego all’interno di Nook, considerato un po’ di più di uno smartphone.
B&N ritiene invece che con i brevetti citati Microsoft non possa pretendere nulla da Android/Google: le innovazioni sarebbero da ritenere “evidenti” già al tempo della loro rivendicazione e le uniche ragioni finora raccolte (come l’accordo sottoscritto con Amazon e HTC) rappresenterebbero solo la paura delle aziende chiamate in causa dei costi legali da sostenere. Microsoft farebbe , secondo la catena di librerie, un “uso distorto” del sistema brevettuale e di titoli ottenuti su tecnologie “superate e non essenziali”, nonché “banali e invalide”. Insomma, si starebbe parlando di brevetti di dubbio valore innovativo, come quello recentemente concessogli per una tecnologia depositata nel 2004 relativa ad un sistema per un’interfaccia per gli acquisti online.
Nella strategia aggressiva, poi, Microsoft avrebbe trovato un pari come Nokia , insieme al quale – dice sempre B&N – avrebbe stretto un accordo per una offensiva coordinata per sfruttare al meglio i rispettivi brevetti . Un patto che si sarebbe delineato con l’ arrivo dell’ex Microsoft Stephen Elop a Espoo e con la scelta di Windows Phone 7 come sistema operativo dalla finlandese. Proprio il nuovo CEO, a pochi giorni da questa decisione, avrebbe esplicitamente dichiarato che le due hanno insieme un portafogli brevettuale “decisamente forte” e che “intendono usarlo sia difensivamente che offensivamente”.
Questa alleanza di fatto comporterebbe, secondo B&N, una violazione della normativa antitrust e di conseguenza una “minaccia per il settore mobile e per la diffusione di sistemi operativi open source”.
Microsoft ha risposto dichiarando che al centro del caso non vi è certo la sua condotta, che è peraltro quella di chiunque veda la propria proprietà intellettuale minacciata , ma le responsabilità di B&N e degli altri imputati.
Claudio Tamburrino