“È possibile apprendere di più sulla vita dei cittadini statunitensi a partire dai video di YouTube che da mille ore di trasmissioni televisive”: fu una delle tante motivazioni che portò la rivista TIME ad incoronare l’individuo comune, o meglio il netizen, con il titolo di “persona dell’anno 2006”. Tre anni sono passati da quell’articolo e qualcuno in più dall’invenzione del World Wide Web, pietra angolare di un progetto aperto di condivisione tra un numero sempre crescente di utenti. Tra un anno, tuttavia, quelle “mille ore” saranno ridotte a quattro e permetteranno di capire meglio proprio il modo con cui i cittadini della rete sono arrivati a costruire una conoscenza open source .
Digital Revolution è il titolo provvisorio di un documentario in cantiere alla BBC che verrà trasmesso in quattro puntate durante la programmazione del 2010 del canale BBC2. Sul blog ufficiale un sottotitolo recita: “un documentario aperto e collaborativo sul modo con cui il web sta cambiando le nostre vite”. Un esperimento collettivo , dunque, che ha abbandonato i classici metodi del broadcasting per abbracciare un dibattito pubblico e un progetto work in progress, basato su idee, storie e filmati presi direttamente dal popolo della rete. “È la nostra ambizione quella di aprire il più possibile il processo di produzione – ha spiegato il recente post – e di condividere al massimo il nostro pensiero. Condivideremo le nostre idee e vi chiederemo consigli e storie durante il percorso”.
Digital Revolution è stato progettato insieme alla Open University e potrà vantare il contributo della giornalista Aleks Krotoski che ha spiegato all’interno dello stesso blog alcuni dei temi che verranno affrontati dal documentario, tra cui “le gerarchie che si sono evolute a partire da una Wikipedia organizzata orizzontalmente”. Insieme a lei, l’inventore del Web Tim Berners-Lee che, in una discussione sul lancio del progetto, ha dichiarato che “il Web è un diritto umano fondamentale, come l’acqua potabile”.
Non è la prima volta che si assiste alla nascita di esperimenti partecipati come quello della BBC. Il network statunitense PBS ha già messo a disposizione i suoi contenuti televisivi con licenza Creative Commons, per alimentare la creatività degli utenti ed arricchire il suo speciale di approfondimento scientifico Nova. Ora, quelli dell’emittente britannica potranno lasciare commenti o proporre storie per il programma, attraverso il blog ufficiale di Digital Revolution e la pagina creata su Twitter.
Mauro Vecchio