L’assenza di confini della rete telematica mondiale è terreno fertile per i phisher e per interi network internazionali di malavita elettronica che si muovono lontano dai riflettori. Ma che talvolta vengono disvelati dall’azione dei cybercop.
In una operazione congiunta Stati Uniti-Romania, la polizia ha incriminato 38 persone , colpevoli secondo gli inquirenti di aver messo in piedi una truffa basata sul furto di identità , clonazione di carte di credito, produzione e traffico in dispositivi di accesso contraffatti, frode bancaria, accesso non autorizzato a computer protetti.
Dislocati, nel complesso, in varie parti del mondo , i 38 criminali hanno cospirato per violare la legge RICO , dicono le forze dell’ordine. Il grosso dei furfanti è di nazionalità romena (27), stanziato nello stato della Virginia, mentre il restante del gruppo comprende tre americani, cinque vietnamiti, un cambogiano, un pachistano e un messicano.
La truffa era basata sulla raccolta di account personali e dati di accesso degli utenti, capziosamente spinti a fornire le informazioni attraverso portali web bancari e missive elettroniche contraffatti. Il centro di raccolta dei dati era basato in Romania , dove la prima linea provvedeva a scremare i dati interessanti e a spedirli ai “cassieri” in America. Questi ultimi avrebbero poi pensato a clonare i numeri di carte di credito, verificare la loro utilizzabilità sugli ATM delle banche e infine prelevare la somma massima permessa dall’account e dal terminale finché fosse stato possibile.
Un meccanismo ben oliato , forse troppo visto che gli scammer sembra siano stati traditi dalla loro eccessiva sicurezza : ignaro di avere l’FBI alle calcagna, il sospetto Seung Wook Lee (noto come “Phucked2”) è stato pizzicato in una camera di albergo e trovato in possesso di un numero non precisato di laptop, di un clonatore di schede magnetiche e di un quantitativo di carte “vergini” da usare per la replicazione dei codici.
Alfonso Maruccia