Roma – Chi non ha mai ricevuto una lettera di posta elettronica che sembra originata dalla Nigeria (o da altri paesi africani), che parla di tanti soldi e che chiede un “aiutino” per sbloccarli e dividerli con chi aiuta? Ecco, una delle più note bufale circolanti in rete, uno dei testi riprodotti con maggiore insistenza da quasi dieci anni in un numero infinito di versioni forse ora potrebbe concludere il proprio viaggio.
Stando alle notizie che arrivano dalle agenzie internazionali, infatti, in Sud Africa sono stati arrestati sei componenti di una banda che avrebbe organizzato in diversi momenti e con diversi “tagli editoriali” la truffa via email . Di questi sei, quattro sono appunto nigeriani, e gli altri due sono del SudAfrica e del Camerun.
A quanto pare all’operazione della polizia sudafricana, che ha portato non solo all’arresto dei sei ma anche al sequestro di moltissimo materiale, ha collaborato anche la polizia britannica, in una indagine internazionale che ha richiesto molto impegno alle forze investigative per risalire agli autori della celebre frode.
Difficile dire, in questo momento, quanti sono coloro che negli anni sono caduti nella rete delle diverse versioni di quella email, ma di certo al centro delle indagini degli inquirenti c’è anche il tentativo di capire quanto efficace abbia potuto rivelarsi una truffa del genere condotta attraverso l’invio selvaggio di tonnellate di posta elettronica, perlopiù indirizzata a cittadini di paesi ricchi.
La questione della “lettera-truffa nigeriana” aveva avuto una tale eco da disturbare anche il governo nigeriano, interpellato dai truffati che richiedevano forme di compensazione per quanto subito. Il Governo ha più volte pubblicamente spiegato di non avere alcuna intenzione di spendere di tasca propria per rifondere chi si è fatto gabbare da un’email a suo parere facilmente individuabile come truffa.
La polizia sudafricana ritiene inoltre che siano molti coloro che hanno subito il raggiro ma che hanno deciso di non denunciare la cosa per vergogna…