Milano – 1,6 miliardi di euro. A tanto ammonta la cifra chiesta dall’ Agenzia delle Entrate ai soci della società Bell che, nel 2001, hanno ceduto il pacchetto azionario di controllo di Telecom Italia a Marco Tronchetti Provera. Motivo, un’evasione di imposta ammontante a 600 milioni di euro, gravata da un miliardo di euro per sanzioni.
Secondo quanto riportato ieri dai quotidiani nazionali, la Bell – società facente capo al finanziere Emilio Gnutti – cedette sei anni fa il controllo della compagnia telefonica alla cordata Pirelli-Benetton, realizzando una plusvalenza calcolata in circa due miliardi di euro. Plusvalenza “su cui però – specifica il Corriere – lo Stato italiano non ha mai incassato neppure un soldo di tasse sui profitti”.
La contestazione si basa – tra l’altro – sul fatto che la società Bell, con sede in Lussemburgo, è ritenuta dal Fisco una società italiana a tutti gli effetti, controllata dalla Hopa SpA e partecipata da altre società, italiane e straniere. E, di conseguenza, non sarebbe da assoggettare alla legislazione fiscale lussemburghese, che prevede l’esenzione sulle plusvalenze ottenute dalla cessione di partecipazioni azionarie.
La vicenda è comunque articolata: a questo indirizzo è possibile leggere lo speciale dedicato da laRepubblica , mentre questo è l’articolo che il Corriere della Sera ha dedicato al caso.