Il social networking “condominiale” sembra essere diventato uno dei migliori deterrenti per i silenzi di circostanza che si consumano ogni giorno negli ascensori. Come rivela il New York Times , il nuovo servizio online di LifeAt.com non solo mette a disposizione aree web protette per vicini di casa che vogliono uscire dall’anonimato, ma anche i classici strumenti di community per condividere informazioni personali, desideri ed esigenze per migliorare la vita in comune.
Insomma, alla “modica” cifra di 6 mila dollari – e qualche dose pubblicitaria – ogni condominio che decide di iscriversi al servizio può disporre di uno spazio online a tempo illimitato. Un luogo di incontro dove i condòmini possono editare il proprio profilo, discutere tramite forum, segnalare i negozi o ristoranti preferiti, e magari postare qualche annuncio.
Certo non si può parlare già di fenomeno, ma secondo gli analisti le potenzialità del servizio non andrebbero sottovalutate. “Mi piace moltissimo l’idea”, ha dichiarato Charlene Li, analista di Forrester Research . “Vivere nello stesso edificio vuol dire che tendenzialmente si condivide lo stesso background socio-economico e magari gli stessi interessi, e quindi permettere alle persone di dirsi dove mangiano e dove acquistano è una gran cosa”.
Secondo Li, però, il progetto cova almeno due difetti. Il primo che gli utenti più interessati non possono che essere quelli delle grandi città – di solito più restii a far conoscenza con i vicini. Il secondo è che LifeAt potrebbe avere difficoltà nell’individuare inserzionisti locali, e quindi essere obbligata ad affidarsi ai grandi broker come Google o altri – ridimensionando di conseguenza gli introiti.
Comunque, a parte i dettagli squisitamente economici, sono ormai 335 i condomini ad aver aderito all’iniziativa. E Matthew Goldstein, CEO di LifeAt, si aspetta che entro la fine dell’anno superino quota 600. Un buon risultato, insomma, per una piccola società di Brooklyn che sta ancora affinando il modello di business. In futuro, infatti, non è escluso che si arrivi anche alla condivisione degli introiti pubblicitari con i condomini. E chissà, magari un giorno le spese di pulizia della scala potrebbero anche essere addebitate direttamente ad un inserzionista…
Dai dati in possesso di Goldstein risulta che il 64% dei suoi clienti si è poi impegnato nella realizzazione di pagine personali. A dimostrazione che con gli strumenti giusti vi è modo di andare oltre le barriere della riservatezza “patologica”. Inoltre, gli amministratori possono finalmente aggiornare praticamente in tempo reale tutti i condòmini su ogni attività.
La piattaforma ovviamente è chiusa ed accessibile solo ed esclusivamente ai residenti in possesso di login e password. Una volta dentro, però, tutto assomiglia a Facebook e MySpace. Ogni profilo può contenere descrizioni personali e foto. Nella zona MarketPlace , invece, si possono postare annunci di vendita, offerte di lavoro, e quant’altro.
LifeAt pare aver colto nel segno, ma non è l’unica realtà del settore. Forse è solo quella che sta generando maggiore profitto da quando ha inaugurato (marzo 2007). Dal 2004, infatti, MeetTheNeighbors.org ha cercato di giocare la stessa carta senza però porsi fini di lucro. 15 mila utenti ne sono molto soddisfatti, ma secondo il fondatore, Jared Nissim, il dinamismo dei singoli siti è strettamente correlato agli sforzi delle varie “condominialità”. Su LifeAt, invece, non solo vi è una supervisione dei contenuti pubblicati, ma anche segnalazioni puntuali su cosa ha da offrire il quartiere.
“LifeAt sta avendo successo”, ha dichiarato Keith N. Hampton, sociologo della University of Pennsylvania, “ma sotto il punto di vista dell’impatto comunicativo e relazionale, il condominio continuerà ad avere pessimi risultati”.
Dario d’Elia