Ai politici europei potrà anche piacere l’idea di far cadere le barriere monetarie dopo quelle delle frontiere, ma non necessariamente queste iniziative si trasformeranno sempre in un vantaggio per i cittadini: ne è convinta BEREC , l’organizzazione che riunisce le authority europee con potere regolatorio in materia di comunicazioni elettroniche, che ha stilato un proprio rapporto consultivo sulla questione dell’abolizione delle tariffe di roaming strong> per l’utilizzo dei cellulari all’estero. Un principio interessante per i consumatori, ma che potrebbe avere conseguenze sulla formulazione generale delle offerte degli operatori telefonici.
Attorno all’idea di abolire totalmente il roaming all’interno dell’Unione Europea si è concentrato nei mesi scorsi lo scetticismo di alcuni paesi membri: l’Italia ha cercato di mediare durante il semestre che si va concludendo, proponendo un calendario di scadenze graduali per passare dal regime attuale al momento fatidico del roaming-zero. Il risultato è stato un rinnovato orientamento verso l’abolizione delle tariffe extra all’estero, ma è un percorso che senz’altro dopo il pronunciamento BEREC subirà un rallentamento se non uno stop completo. Il parere BEREC non è vincolante, ma sarà senz’altro tenuto in considerazione dalla UE da qui in avanti .
Molteplici le ragioni per le quali BEREC boccia l’idea di un singolo mercato per le telecomunicazioni mobile. Tra i fattori che influiscono sui commenti dell’organismo ci sono le differenze di abitudini tra i diversi paesi membri , con nazioni come il Lussemburgo che vedono i loro cittadini in media quasi 30 giorni all’anno all’estero, e l’Italia o la Grecia i cui abitanti raramente lasciano i confini nazionali; ci sono poi le differenze in termini di tariffe oggi vigenti anche per i clienti dello stesso operatore in paesi diversi. Il risultato sarebbe una sproporzione tra i costi che dovrebbero affrontare gli operatori del Nordeuropa per gestire i viaggi dei suoi cittadini che vanno in vacanza nel sud del continente, nonché un meccanismo che constringerebbe a uniformare tariffe che oggi sono diverse a seconda della nazione per ragioni che attengono allo sviluppo specifico del mercato in quella nazione stessa.
Nel complesso il rischio più probabile è vedere i costi generali lievitare per tenere testa alle nuove regole, ma più in generale BEREC ritiene che sia impossibile a oggi immaginare una singola soluzione transcontinentale che possa accontentare tutti e risolvere tutti i problemi legati alle differenze tra le nazioni e i rispettivi mercati. Quello che BEREC suggerisce , invece di concentrarsi unicamente sul costo per l’utente finale come parametro di influenza sulla questione roaming, di guardare anche a monte di questo mercato e agire sui costi wholesale. Il problema principale da risolvere è soprattutto quello delle tariffe dati: il traffico legato a Internet sui cellulari è oggi molto costoso in roaming, ma azzerarne o abbatterne drasticamente il costo equivarrebbe a incrementare altrettanto drasticamente la domanda da parte dei consumatori e dunque imporrebbe dei costi non indifferenti sulle tasche degli operatori per tenervi testa.
La strada da seguire che si intuisce nelle considerazioni BEREC consisterà in una mediazione, tra l’innegabile esigenza di garantire ai cittadini europei maggiore libertà di telefonare mentre si muovono nel mercato unico, e l’altrettanto innegabile necessità di tenere conto nella stesura delle regole delle differenze tra le diverse nazioni e tariffe in vigore. La definizione di una tariffa standard giornaliera o settimanale, con limiti prefissati e realistici entro i quali il consumatore potrà effettuare chiamate e navigare su Internet senza preoccuparsi di spese impreviste. Il risultato difficilmente sarà l’equiparazione tra tariffe locali e tariffe all’estero, ma potrebbe ci potrebbero essere comunque vantaggi per gli utenti finali.
Luca Annunziata