Helsinki – Si trova nella capitale finlandese, oggi, il creatore di quel “WWW” che ha consentito lo sviluppo della società dell’informazione, e si trova lì per ricevere come ampiamente preannunciato il Millennium Technology Prize , prestigioso premio internazionale sostenuto, tra gli altri, dal governo finlandese. E lui, il padre del Web, approfitta di queste ore per togliersi qualche sassolino dalla scarpa .
Se avesse brevettato le tecnologie che aveva sviluppato nei laboratori del CERN di Ginevra, ha spiegato, oggi avremmo “16 diversi web” su Internet, anziché un unico ambiente al quale possono interfacciarsi liberamente una incredibile molteplicità di applicazioni.
“Lo sa Dio: – ha affermato – prima c’erano molti sistemi di ipertesto che non interagivano. Ci sarebbe quindi stato un web del CERN, uno di Microsoft, ce ne sarebbe stato uno di Digital è l’HyperCard di Apple si sarebbe allontanata dalle radici di Internet. E tutte queste cose sarebbero state tra loro incompatibili”.
Berners-Lee ha utilizzato questo esempio che lo riguarda direttamente per rivolgere una nuova stoccata all’attuale sistema dei brevetti che, a suo dire, ha perso la bussola. Ha fatto l’esempio dell’assegnazione negli USA del brevetto sul doppio-clic assegnato a Microsoft, un brevetto che vale solo sui palmari. E ha citato anche il gravissimo caso Eolas , società che rivendica la paternità di plug-in e applet, un brevetto che pone una cappa sull’intero web e contro cui lo stesso Berners-Lee sta attivamente lavorando .
I cosiddetti brevetti all’americana sono ora esportati in Europa dove è passata la brevettualità estesa al software e dove una retromarcia, per quanto auspicata , non è prevedibile. Sui brevetti all’americana Berners-Lee ha dichiarato: “E’ ora di guardare all’insieme del sistema. Negli Stati Uniti, la situazione abbisogna di un radicale cambiamento”.
“Il problema di oggi – ha dichiarato il direttore del W3C – è che qualcuno può scrivere qualcosa di proprio conto e un avvocato potrebbe poi gettare l’occhio e dire: Mi spiace ma noi possediamo quanto hai scritto tra la riga 35 e la 42 anche se l’hai scritta tu”.
Secondo lo scienziato, i brevetti rischiano di mandare all’aria “l’intero spirito con cui il software è stato fin qui sviluppato”. E ha cercato di spiegare cosa intende: “Se puoi immaginare un computer che compie una certa operazione allora puoi scrivere un programma per farglielo fare. Questo spirito è dietro a così tante meravigliose innovazioni. E se pensi allo spirito di Internet, di apertura e di condivisione, tutto questo è terribilmente negativo per la creatività. (I brevetti) stanno riducendo la capacità accademica di produrre ricerca e di avere nuove idee e compromettono lo sviluppo di nuove industrie e nuove imprese”.