Il primo strumento di misurazione multi-dimensionale della crescita nel vasto ecosistema connesso. Ideato e realizzato dalla World Wide Web Foundation , il Web Index è stato presentato al mondo da Tim Berners-Lee, per studiare l’impatto della Rete sui tessuti socio-politico-economici del Pianeta. In un gruppo di 61 nazioni tra aree sviluppate e i cosiddetti paesi emergenti .
“Ho speso gran parte della mia vita con i miei compagni geek , nel tentativo di rendere il web uno strumento ancora più potente – ha spiegato a Londra Berners-Lee – Poi mi sono accorto che, nel frattempo, solo il 20 per cento del Pianeta lo stava utilizzando. Il Web Index permette a ciascun paese di capire cosa fare per connettere più abitanti, aiutando i governi a capire cosa fare dopo”. Una nuova mappa del World Wide Web, insomma, fatta di numeri e indici.
Chi ha vinto nel Web Index? Vince la Svezia, con lo score di 100 per un impatto massimo nelle varie aree (economica, politica, sociale, comunicazione) . A seguire, gli Stati Uniti con un index di 97,31 e il Regno Unito con 93,83. Ultima posizione per lo Yemen, con un indice pari a 0. L’Italia – index di 56,45 – è al 23esimo posto, dietro Messico e Cile, davanti a Polonia, Colombia e Turchia.
Ma cosa abbraccia il Web Index presentato da Berners-Lee? In primis, la qualità e l’estensione delle infrastrutture di comunicazione – definita web readiness – per la connettività; insieme all’infrastruttura istituzionale, ovvero le varie policy che regolano l’accesso all’universo Internet. Secondo fattore, l’utilizzo del web, ovvero la percentuale di utenti connessi alla Rete, oltre che i contenuti a loro disposizione .
Terzo fattore d’analisi, l’impatto del web sulla vita sociale, economica e politica di un paese. Dai social network al business online, fino al grado di partecipazione democratica attraverso le principali piattaforme elettroniche. In Italia , quest’area ha ottenuto uno score parziale di 48,6, a fronte di una web readiness salita a livelli accettabili (67,2) .
Un problema dei governi e delle loro policy per l’innovazione, ma anche – in generale – causato dai costi ancora eccessivi per un utilizzo davvero massivo di Internet. “I costi troppo alti per la connettività stanno limitando miliardi di persone nei fondamentali diritti di conoscenza e partecipazione – ha spiegato Berners-Lee, riferendosi in particolare a paesi come lo Yemen – I prezzi devono essere abbassati in maniera significativa”.