BEUC e 22 associazioni dei consumatori di 22 paesi (Adiconsum e Altroconsumo per l’Italia) hanno presentato una denuncia alla Commissione europea per segnalare le pratiche scorrette delle principali aziende che sviluppano giochi. In base allo studio dell’organizzazione, gli acquisti di beni digitali in-game violano le legge che protegge i consumatori, quindi devono essere vietati.
Spesa media di 39 euro/mese
In base ad un report del Parlamento europeo, oltre il 50% dei consumatori utilizza giochi regolarmente. La percentuale aumenta all’84% per i consumatori di età compresa tra 11 e 14 anni. Gli acquisti in-game hanno generato entrate superiori a 46 miliardi di euro nel 2020 (più di quelle ottenute dalle industrie cinematografiche e musicali messe insieme).
È chiaro quindi che si tratta di un’importante fonte di guadagno per gli sviluppatori di giochi. In particolare, gli utenti possono acquistare beni digitali o monete virtuali con soldi reali. Secondo BEUC, le software house sfruttano varie pratiche commerciali scorrette per convincere i giocatori all’acquisto.
I consumatori non possono vedere il costo reale degli oggetti digitali. L’assenza di trasparenza spinge i consumatori a spendere di più. Tra le soluzioni più utilizzate ci sono le cosiddette loot box. Questa forma di monetizzazione viene associata al gioco d’azzardo e quindi può creare la stessa dipendenza. BEUC evidenza che i minorenni spendono una media di 39 euro/mese.
L’organizzazione chiede alla Commissione europea di vietare l’uso degli acquisti in-app. In alternativa dovrebbe essere vietato l’uso ai minori di 18 anni o imporre requisiti di trasparenza più stringenti di quelli attuali.