Il processo di transizione green che interessa (e interesserà) l’Europa a ogni livello è stato accelerato dalle conseguenze della guerra in Ucraina e dalla volontà di risultare del tutto indipendenti dalle forniture russe. Sappiamo che il vecchio continente ha intenzione di puntare con decisione sull’energia pulita e rinnovabile, ma anche su forme evolute di mobilità. Un’ennesima conferma è giunta con la direttiva 2022/542/CE pubblicata nella Gazzetta Ufficiale UE. Interessa potenzialmente anche l’accesso a mezzi di trasporto come le bici elettriche e gli impianti dedicati al fotovoltaico.
Bici elettriche e fotovoltaico: IVA allo 0% in Europa?
Il testo include riferimenti alle aliquote IVA. In sostanza, gli stati membri dovranno applicare riduzioni rispetto a quelle attuali per specifiche categorie di prodotti, tra le quali dovrebbero rientrare anche eBike e pannelli solari. Il tutto nel nome della decarbonizzazione. Tra gli obiettivi dichiarati c’è infatti quello di promuovere e favorire l’adozione di queste nuove tecnologie tra i cittadini, le imprese e le pubbliche amministrazioni.
Vi è un legame stretto tra le evoluzioni inerenti al settore dell’energia e quelle relative all’ambito della mobilità. Per comprenderlo è sufficiente pensare al processo di ricarica delle batterie che alimentano auto ibride plug-in o EV nonché le bici elettriche. Perché sia realmente a impatto zero sull’ambiente, è necessario che faccia leva sulle fonti rinnovabili.
Come andrà a tradursi, nel concreto, la direttiva UE citata in apertura? L’Italia e gli altri stati membri potrebbero decidere di applicare un’aliquota IVA allo 0% (o al massimo fino al 5%) sugli articoli di queste categorie. In questo modo, ne sosterrebbero la diffusione. Andranno ovviamente trovati e stanziati i fondi necessari per supportare un’iniziativa di questo tipo, ma a Bruxelles le istituzioni hanno già dimostrato in più occasioni di essere ben disposte su questo fronte.
Una rivoluzione di questo tipo non è comunque dietro l’angolo: prima che le indicazioni siano recepite e integrate negli ordinamenti nazionali trascorrerà almeno un paio di anni. Se ne riparlerà tra il 2024 e il 2025.