Intel vuole contribuire alla risoluzione del problema relativo alla carenza di chip con l’apertura di nuove fabbriche (forse una anche in Italia). L’amministrazione Biden ha tuttavia contestato l’ipotesi di incrementare la produzione in Cina. I piani dell’azienda californiana sarebbero stati bloccati a causa di potenziali rischi per la sicurezza.
Intel deve cercare altre soluzioni
In base alle informazioni ricevute da Bloomberg, Intel avrebbe dovuto incrementare la produzione di chip presso la fabbrica di Chengdu entro la fine del 2022. Allo stesso tempo, l’azienda di Santa Clara attende lo sblocco dei fondi federali (oltre 50 miliardi di dollari previsti dal CHIPS Act) per aumentare ricerca e produzione negli Stati Uniti.
Dopo aver incontrato i rappresentati del governo, Intel ha comunicato che cercherà altre soluzioni per soddisfare l’elevata domanda di chip. Oltre all’espansione dell’attuale capacità produttiva è prevista l’apertura di nuove fabbriche in Europa e Stati Uniti. Alcuni politici repubblicani hanno chiesto di inserire dei “paletti” nel CHIPS Act per evitare che le aziende utilizzino gli incentivi statali per incrementare la loro presenza in Cina.
Il mercato cinese è tuttavia molto importante per Intel. L’incremento di produzione serviva per non perdere quote di mercato a vantaggio di TSMC e Samsung. L’azienda californiana si trova quindi coinvolta nello scontro geopolitico tra Stati Uniti e Cina. Biden ha infatti continuato a seguire la strada aperta da Trump, impedendo l’uso delle tecnologie di rete sviluppate da Huawei e ZTE. Recentemente è stato introdotto il divieto per i due produttori cinesi di ottenere licenze dalla FCC.