L’azione ransomware che nei mesi scorsi ha messo in ginocchio Colonial Pipeline ha scosso gli Stati Uniti nelle fondamenta, innescando una reazione immediata e portando a paragonare questo tipo di attacchi a quelli terroristici. Washington ha intenzione di fare di tutto per contrastarli, anche passando da un giro di vite nei confronti delle criptovalute, partendo dalla consapevolezza che gli autori sono soliti chiedere monete virtuali (Bitcoin in primis) come riscatto per allentare la loro presa.
Negli USA la lotta ai ransomware passa dalle criptovalute
È quanto riportato oltreoceano nel fine settimana, sulle pagine del Wall Street Journal. È dato quasi per certo che Joe Biden firmerà l’introduzione di nuove sanzioni pensate per “colpire target specifici” anziché l’intero mondo crypto ponendo inevitabilmente freno all’innovazione del settore. Prevista inoltre l’implementazione di norme anti-riciclaggio più severe, con una finalità del tutto simile a quella perseguita in Europa da AMLA. L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare la prossima settimana, da parte del Dipartimento del Tesoro.
La lotta ai ransomware può e dev’essere combattuta non solo sul fronte legislativo, ma anche su quello tecnologico. Lo sanno bene i big del settore, che in più di una occasione hanno unito le loro forze a tale scopo, talvolta raccogliendo l’invito giunto da autorità e istituzioni: l’ultima iniziativa di questo tipo è quella annunciata oltreoceano a inizio agosto con la nascita della Joint Cyber Defense Collaborative che al suo interno riunisce tra gli altri Google, Microsoft, Amazon e Verizon.