New York (USA) – Gli alti dirigenti delle aziende più importanti del mondo ormai sono diventati quasi delle rock-star. Vengono elogiati, criticati aspramente, e ogni volta che aprono bocca i media si scatenano: in pratica sono costantemente sotto i riflettori. E come per tutte le star ogni tanto arriva il momento delle ricompense. Così è stato per Bill Gates, che grazie ad un studio condotto da Burson-Marsteller e da Economist Intelligence Unit ( EIU ), è stato dichiarato il dirigente più ammirato del mondo .
Sono state realizzate più di 600 interviste ai più importanti esponenti dell’economia mondiale. La domanda clou era quanto mai semplice: “Chi è il CEO che ammiri di più nel panorama economico mondiale?”. Ebbene, Bill, che pure formalmente ricopre in Microsoft la carica di chairman e chief software architect e non quella di CEO (che è di Steve Ballmer) ha guadagnato la prima posizione. La classifica finale, però, ha visto ben posizionarsi altri volti noti del settore IT: al secondo posto Steve Jobs (Apple), al terzo Warren Buffett (Berkshire Hathway), e al quarto Michael Dell (Dell).
“La conquista del primo posto da parte di Gates dimostra non solo la qualità del suo lavoro, ma anche gli effetti positivi sulla sua reputazione conseguenti all’operato della Bill & Melinda Gates Foundation “, ha dichiarato Leslie Gaines-Ross, curatore dell’indagine per Burson-Marsteller. “I leader e le loro compagnie non possono più ignorare il valore che le persone danno alla responsabilità corporate e all’impegno ad ampio raggio”.
La classifica comprende 15 fra le più note aziende del mondo. Malgrado nelle prime quattro posizioni siano presenti solo società statunitensi, nel ranking vi sono quattro inglesi, una finlandese, una olandese, una franco-giapponese, un’indiana e un’australiana. Nel 53% dei casi il CEO di riferimento è allo stesso tempo fondatore. Non a caso tutti i più quotati sono “insider”, ovvero hanno speso più di tre anni con la stessa azienda.
Quasi a voler interrompere la festa fanno eco i risultati di un’altra ricerca, sempre condotta da Burson-Marsteller ed EIU, che rivela la preoccupazione dei dirigenti d’assalto : il 54% non accetterebbe di diventare CEO. Il 65% degli statunitensi e il 60% degli europei declinerebbero l’offerta, nella maggior parte dei casi per gli effetti collaterali che questa provocherebbe nella vita privata. Tensioni, pressioni ed eterna competizione rovinerebbero il tempo libero e i rapporti familiari .
“I CEO di oggi devono avere a che fare con fusi orari, mercati mondiali, crisi e un’attenzione spasmodica nei confronti del settore azionario. Finché le aziende non prepareranno adeguatamente la nuova generazione dirigente per gestire il rapporto vita/lavoro le posizioni più alte saranno snobbate “, ha dichiarato Gaines-Ross.
Dario d’Elia