Londra – Il governo britannico è pronto a rivedere le norme per l’uso delle tecnologie biometriche in ambito scolastico. Questo il senso di una lettera con cui il ministro dell’Istruzione inglese Jim Knight ha risposto alle pressioni su questo fronte da parte di un esponente del partito Liberaldemocratico.
“Un’inaspettata marcia indietro del governo” , annuncia un portavoce del destinatario della lettera di risposta del ministro; il quotidiano The Sun è pronto a rilanciare , inneggiando ad una vittoria delle associazioni che tutelano i diritti del bambino. Ma un tempestivo comunicato che giunge dal ministero sembra aver temperato fervori ed entusiasmi.
The Register , infatti, con toni più posati riporta alcuni stralci della missiva. Nessun tipo di marcia indietro , il governo continua a perseguire il suo intento, ma “miglioreremo le regole riguardo all’uso delle tecnologie biometriche nelle scuole”, si legge nel testo della lettera del ministro Knight.
Il ministro, per tracciare le linee guida di una più trasparente società della sorveglianza scolastica, ha chiesto aiuto alla British Educational and Communication and Technology Agency ( BECTA ) e all’Information Commisioner Office ( ICO ), responsabile dell’applicazione del Data Information Act, il codice volto a tutelare la privacy dei cittadini del Regno Unito.
Nessuna collaborazione con le associazioni watchdog che, da parte loro, non lesinano sarcasmo nel commentare la dichiarazione del ministro. Pippa King , apprensiva genitrice che gestisce un blog in materia, lamenta un ritardo incolmabile da parte delle istituzioni e annovera le precedenti iniziative volte a tracciare delle fantomatiche linee guida. Nulla di fatto, a cinque anni dall’introduzione della tecnologia nelle scuole, a poco sono serviti appelli e proteste : è necessario un dibattito ampio e aperto, che tenga conto dei reali problemi che la biometria solleva. Anche l’associazione Action on Rights for Children si accoda alla sfiducia di Pippa King: la vittoria annunciata da The Sun è lungi a venire.
E nel frattempo le istituzioni continuano ad archiviare impronte di piccole dita inconsapevoli. Si raccolgono impronte all’ingresso degli istituti scolastici , per non sprecare tempo prezioso con appelli e contrappelli. I dati biometrici del bambino costituiscono una risorsa anche per le mense: recente l’iniziativa, riportata da BBC , di una scuola del Lancashire. Ha istituito una schedatura a punti: anche il bambino più schizzinoso ingurgiterà minestrone a litri, pur di conquistare il premio messo in palio a fine anno, assegnato a colui che si dimostrerà impeccabile nel seguire le norme di una sana alimentazione. E ancora, le impronte digitali richieste per il prestito dei libri nelle biblioteche immergono i bambini nell’atmosfera ludica e avvincente dei film di fantascienza, e inquietano i genitori, per i quali la fantascienza sfuma in distopia.
L’apprensione delle famiglie riguarda la dubbia sicurezza degli archivi e le possibili integrazioni dei database . Non appare del tutto irrealistico che lo stato decida di attingere, ad esempio, all’ Information Sharing Index , che tuttora appone uno stigma a quattro milioni di bambini, catalogandoli in base ai voti e ai comportamenti, per trasferire e incrociare i dati con quelli contenuti in archivi globali, quale l’ampio e misterioso database nazionale del DNA .
Quelle dei genitori sono preoccupazioni lecite e condivisibili, se si considera, inoltre, che le istituzioni spesso non si dimostrano trasparenti nell’informare le famiglie a riguardo: se il primo caso di raccolta dei dati senza il consenso dei genitori risale al 2002, l’ultimo episodio è stato documentato solo pochi giorni fa da un quotidiano di York.
L’entusiasmo con cui il bambino accoglie l’uso di tecnologie biometriche lo accompagnerà in un processo di “assuefazione”, avvertono le associazioni che si ergono a tutela dei diritti dei bambini. La società della sorveglianza formerà adulti non consapevoli dei propri diritti , adulti che considereranno normale vivere in un ambiente che li accerchia. Quella del futuro rischia di trasformarsi in una società della sorveglianza , come prospettato dal report di Surveillance Studies Network , in cui la reputazione schedata nei database sostituirà l’umano intrecciarsi di relazioni.
Per scuotere dal torpore ragazzi inconsapevoli e genitori troppo sereni, l’associazione Leave Them Kids Alone ha stilato una lista di dieci cose da sapere riguardo alla biometria nelle scuole. Corredata da un avvertimento: “Potreste rimanere scioccati de quel che apprenderete”.
Gaia Bottà