Un tempo a scuola l’unico suono che si sentiva regolarmente (fuori dall’aula di educazione musicale) era quello della campanella che scandiva ore di lezione e ricreazione. Ora le scuole pullulano di cellulari e lo squillo delle suonerie è ormai divenuto il suono più frequente. Il telefonino è ovunque, anche nelle scuole dell’infanzia: alcuni bambini ne hanno uno fin dalla tenerissima età di quattro anni.
È quanto emerso dalla ricerca Minori e Telefonia Mobile , condotta a cura del Centro Studi Minori e Media , nell’ambito di scuole elementari, medie e superiori, in venti città di dieci regioni d’Italia. Poco più di 3.800 interviste, svolte con 2.264 studenti e 1.541 genitori, che sono state presentate venerdì scorso nell’aula magna dell’Università di Firenze.
Obiettivo dello studio, “appurare il grado di percezione da parte dei minori delle potenzialità ma anche delle criticità collegate all’uso del cellulare e la qualità e la quantità delle informazioni dei genitori”. Molti ragazzi e ragazzini ammettono di tenere il cellulare acceso durante le lezioni, in barba alle direttive che lo vietano. Otto scolari su dieci, alle scuole elementari, hanno un cellulare. Nelle scuole superiori, solamente sei alunni – nell’ambito del campione di 827 intervistati – hanno invece ammesso di non possederne uno. Il 30% degli studenti scarica da Internet contenuti da memorizzare sul telefonino e oltre il 50% ha visto su Internet filmati girati a scuola con il cellulare.
“La ricerca suggerisce che bisogna lavorare sulle famiglie – ha commentato Laura Sturlese, presidente del Centro Studi Minori e Media – poiché, più che nella scuola, è nelle mani dei genitori la responsabilizzazione dei figli verso il cellulare, uno status symbol diffuso fra tutte le fasce di età senza eccezioni. È necessario che i genitori non giustifichino sempre e comunque i figli e, eventualmente, limitino l’uso del cellulare”.
Dario Bonacina