Parole forti quelle pronunciate i giorni scorsi dal fondatore di KUNA, exchange di criptovalute ucraino. In pratica, Michael Chobanian avrebbe denunciato Binance di “cooperare” con il governo russo. Questo nonostante le sanzioni internazionali inflitte al suo sistema finanziario da Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite. Non solo, ma stando a quanto affermato da Chobanian starebbe collaborando già da tempo:
Il problema con Binance non è solo che continua a lavorare da entrambe le parti, è che ha mostrato cooperazione con il governo russo prima della guerra e, per quanto ne so, continua ancora a collaborare con il governo russo.
Un’accusa questa che Binance ovviamente ha rigettato. Jessica Jung, portavoce dell’exchange, ha definito questa denuncia falsa e fuorviante. Inoltre, la società avrebbe anche presentato a sua difesa un comunicato stampa che annuncia la donazione di 10 milioni di dollari all’Ucraina. Ecco cosa ha dichiarato ufficialmente Jung:
Preferiamo non commentare false accuse. Il nostro obiettivo è aiutare le persone.
KUNA non ha fornito prove sulla presunta collaborazione di Binance con la Russia
Attualmente le accuse di KUNA, pronunciate da Chobanian a CoinDesk TV durante un’intervista, non sono state supportate da prove concrete. Quindi non esiste nulla che confermerebbe quanto è stato detto sul conto di Binance. Tuttavia, l’accusa si fonderebbe sulla posizione poco chiara che ha assunto l’exchange durante questa guerra.
Nel 2019 proprio Changpeng Zhao, CEO dell’azienda, aveva dichiarato che per Binance la Russia era un “mercato chiave” essendo “sempre alla ricerca di partner in qualsiasi comunità, specialmente in Russia“.
Secondo Chobanian la decisione di non bloccare tutti i russi dall’exchange non sarebbe una scelta corretta. Addirittura, sarebbe incompatibile con le sanzioni internazionali inflitte alla Russia. In un’intervista a Bloomberg avrebbe definito questo comportamento come “non etico“.
A ciò si aggiunge che, giovedì scorso, la Banca Centrale Russa ha concesso a Sberbank la licenza per le risorse digitali. Quindi sembra proprio che la Russia non si stia allontanando dalle criptovalute, come invece la CBR ha voluto far credere solo qualche giorno prima.
L’accusato fornisce prove concrete
Chobanian non si è limitato solo a parlare con CoinDesk. Infatti, giovedì, in occasione di un’udienza con la commissione per le banche, l’edilizia abitativa e gli affari urbani del Senato degli Stati Uniti, ha accusato Binance di non aver preso una posizione netta contro la Russia:
La prima cosa che abbiamo fatto come comunità di criptovalute in Ucraina è stata chiudere tutte le operazioni sul rublo perché si trattava di un grosso buco nell’elenco delle sanzioni. Sfortunatamente, non tutte le società di criptovalute hanno seguito il nostro esempio, principalmente Binance.
L’unico modo per loro di esistere al di fuori della Russia in questo momento è la criptovaluta, probabilmente. Ovviamente, non sarai in grado di comprare una casa o un’auto, ma almeno puoi sopravvivere.
Poi ha continuato citando l’annuncio di Binance nel voler donare 10 milioni di dollari all’Ucraina al quale però, secondo il fondatore di KUNA, non avrebbe ancora fatto seguito alcuna azione concreta. In pratica, a parer suo, il denaro non sarebbe ancora arrivato a destinazione:
Hanno detto di aver donato 10 milioni di dollari al governo ucraino. Beh, non ho visto quei 10 milioni di dollari. Nessuno sa dove siano finiti.
Di contro l’accusato, in un post pubblicato sul suo blog, ha confermato le donazioni con tanto di dettagli sulle transizioni. Nello specifico 2,5 milioni di dollari in Binance USD (BUSD) e 401.566 dollari in Binance Coin (BNB).