L’agenzia Reuters ha gettato un’ombra sull’immagine del principale exchange per criptovalute al mondo: secondo quanto riferito, infatti, Binance avrebbe collaborato nel recente passato con l’intelligence finanziaria russa, dialogando con il Cremlino per tracciare le attività dell’opposizione legata a Alexei Navalny. Quest’ultimo nome, chiara spina nel fianco del leader Vladimir Putin, rappresenta infatti il nemico putativo interno della leadership russa e la sua incarcerazione rappresenta l’unico modo che il Cremlino ha di tenere sotto controllo l’influenza dell’oppositore. La cosiddetta Rosfinmonitoring, però, ha voluto altresì tracciare il flusso di criptovalute che ruotavano attorno allo stesso Navalnj, così da poter evidentemente capire quanto denaro riuscisse a raccogliere e quali fossero eventualmente le fonti delle donazioni. L’accusa di Reuters è ora relativa al collaborazionismo di Binance, gruppo che avrebbe ottemperato alle richieste di chiarimento provenienti dalla Federazione Russa.
Reuters spiega come Gleb Kostarev, a capo dell’unità europea e russa dell’exchange, avrebbe acconsentito alla richiesta di dati proveniente dalle autorità moscovite spiegando che di fatto non aveva molta scelta in proposito. Binance, insomma, avrebbe semplicemente ottemperato ad una richiesta nazionale così come in altri casi, senza potersi esimere dal fornire le informazioni richieste. Quel che prima dell’invasione era una regolare collaborazione, ora è vista però con altri occhi poiché al centro della vicenda v’è uno stato invasore e al centro degli approfondimenti della Rosfin v’è il capo dell’opposizione.
Binance, posizione complessa
La posizione di Binance si è fatta complessa. Il gruppo ha spiegato per voce del CEO Changpeng Zhao di essere contro “politici e dittatori che hanno iniziato la guerra“, ma non contro i cittadini russi o ucraini. Una posizione decisamente ambigua, insomma, per rendere i fatti denunciati da Reuters più seri e impattanti rispetto a quanto sta accadendo al fronte. Le parole di Zhao, infatti, pesano in virtù del fatto che non viene presa alcuna distanza da Putin, ma trincerano l’azienda dietro una difficilmente sostenibile equidistanza.
Binance da parte sua ha fin qui portato avanti le attività in Russia cercando di lasciare spazi di manovra agli investitori locali, ma nelle ultime ore anche questa posizione ha dovuto incontrare le maglie delle restrizioni occidentali giungendo ad una nuova policy:
In conseguenza al quinto pacchetto europeo di misure restrittive contro la Russia, a Binance è stato richiesto di limitare i propri servizi ai russi, alle persone residenti nel paese e alle entità legali lì stabilite con asset crypto dal valore superiore a 10.000 euro.
Ai cittadini russi resterà dunque soltanto la possibilità di prelevare, senza ulteriori manovre che in molti casi potevano servire per eludere le restrizioni in atto, celare capitali all’estero o trovare un modo per affrancarsi dai limiti imposti al Rublo. Il boom di transazioni registrato dall’inizio della guerra è giunto dunque al capolinea: d’ora in avanti si può soltanto ritirare valore e non depositarne di nuovo. L’origine di questa scelta è nella spiegazione fornita ancora una volta a Reuters: i venti di guerra hanno portato milioni di lavoratori a convertire in criptovalute il proprio denaro così da tutelarlo rispetto alla fragilità del Rublo, dunque congelare gli asset sarebbe stato dannoso per troppe persone: poter ritirare il proprio denaro consentirà a questi ultimi di recuperare il proprio investimento, pur ottemperando alle prescrizioni previste dalle sanzioni occidentali.
Nel frattempo il gruppo dovrà smarcarsi dalle polemiche su quello che appare come collaborazionismo: Binance si limita a spiegare di voler tutelare i propri utenti, garantendo per essi la possibilità di gestire il proprio denaro. Leonid Volkov, a capo dello staff in supporto delle battaglie legali e politiche di Navalnj, spiega che le regole russe mettono nelle mani di Putin la possibilità di avere informazioni su chi ha fatto donazioni per l’oppositore. “Queste persone sono in pericolo“, ha continuato Volkov: “Se Binance vuole proteggere i propri utenti, non deve avere niente a che fare con il Governo russo“.
The future of finance is like the current finance. Don’t kid yourselves.
The exchanges have convinced the public they are libertarian, but they are like other businesses in dealing with dictators. They will do and say what they need to make money.
— Max Schatzow (@AdviserCounsel) April 22, 2022
Binance, tuttavia, ha costruito gran parte della sua cavalcata proprio grazie a quanto ottenuto in Russia, dove ha rappresentato il principale hub di scambi negli anni passati. La Federazione Russa ha iniziato la propria pressione quando è stato chiaro come la raccolta di fondi per Navalnj tramite criptovalute stava raggiungendo volumi interessanti, creando un potenziale pericolo per l’immagine e per la propaganda del Cremlino. I documenti evidenziano inoltre un invito a Mosca dell’aprile 2021, quello che potrebbe essere stato uno degli ultimi incontri collaborativi tra le parti: Binance non avrebbe fornito dettagli in merito, se non spiegando che il gruppo collabora, ma non è partner, delle attività Rosfin. Tra le righe il riferimento è chiaro: per poter operare in Russia non si può fare a meno di accondiscendere alle imposizioni statali, pur senza andare oltre. Ma è tutto sufficientemente nebuloso da alimentare ulteriormente il beneficio del dubbio.
La banca centrale
La vicenda si incrocia con una trama ulteriore, seguita dalle cronache dei mesi scorsi e ora da leggersi alla luce di quanto emerso in queste ore. Nei mesi passati, infatti, la Banca Centrale russa si era espressa chiaramente contro le criptovalute, chiedendone un ban definitivo per voce dell’autorevole Elvira Nabiullina. Nelle stesse settimane Binance ha assunto un’ufficiale della Banca Centrale, Olga Goncharova, mettendola a capo della divisione russa del gruppo. Vladimir Putin nel frattempo è sceso in campo direttamente, invocando un’opinione univoca sulle criptovalute e di fatto esautorando la Nabiullina dalla possibilità di invocare ulteriormente il ban.
A questo punto la Russia è corsa incontro tanto ad una più chiara regolamentazione delle criptovalute (di fatto autorizzandone l’adozione), quanto alla nota “operazione speciale” che sta annientando il sud-est dell’Ucraina, con il membro della DUMA Alexander Vladimirovich Yakubovsky pronto nel ringraziare Binance per il supporto in questo percorso nonostante “le grandi pressioni da nazioni nemiche della Russia”.
Con le sirene che suonano a Kiev, le immagini che giungono da Mariupol e la geopolitica che scorre tra le pagine delle sanzioni internazionali, Binance ha giocoforza il dovere di smarcarsi da quanto sta accadendo, ma il quadro generale dipinto da Reuters è un’ombra che crea non pochi imbarazzi.