Il ritorno delle toolbar fedifraghe – o quantomeno dal comportamento poco corretto ancorché perfettamente legittimo – passa per il sito “Make-My-Baby.com”, una dot.com apparentemente in affari con Microsoft. Visitando il suddetto sito web, l’utente veniva invitato a installare un tool che andava ad agire sulla configurazione del browser web , modificando la homepage e sostituendola con Bing – il motore di ricerca di Redmond.
La modifica della pagina home è prevista dall’installazione della toolbar ma non viene indicata esplicitamente se non nei termini del contratto d’uso. Il comportamento scorretto dell’affiliato Microsoft è stato scoperto dall’ingegnere del software di Google Matt Cutts, e il fatto ha raggiunto dimensioni critiche quando un rapporto di eMarketer ha classificato lo sconosciuto Make-My-Baby come il terzo maggiore inserzionista su Facebook.
Con 1,5 miliardi di ads acquistate nel terzo trimestre dell’anno, specula Cutts, chissà quanti utenti hanno installato la toobar – trovandosi davanti a una homepage modificata senza avere la benché minima intenzione di adottare Bing di propria spontanea volontà.
La piega che stava prendendo la faccenda non è piaciuta a Microsoft, che ha denunciato il “mancato rispetto” delle linee guida dei programmi di affiliazione da parte di Make-My-Baby e la conseguente decisione di cancellare la partnership con il “publisher”.
In quanto alle dimensioni del business della dot.com e le presunte inserzioni vendute su Facebook, infine, si tratterebbe in entrambe i casi di fatti non veri : il social network conferma che Make-My-Baby non è il suo terzo maggiore inserzionista, anzi non è nemmeno un suo inserzionista.
Alfonso Maruccia