Tokyo – Se la scansione dell’iride, il riconoscimento facciale e quello delle impronte digitali possono essere considerate tecnologie senza più garanzie di imbattibilità – come nel caso delle impronte – o ancora troppo acerbe per essere efficienti in applicazioni su larga scala, tra i metodi alternativi di identificazione biometrica si sta facendo strada quella dello scanning delle vene del sistema circolatorio presenti all’interno delle dita .
Hitachi Ltd. , il colosso nipponico dei semiconduttori e dell’elettronica di consumo, ci lavora da anni ma ora si dice pronto a presentare uno scanner di pattern venosi, introducendolo prima in patria e poi, spera l’azienda, nel resto del mondo. Lo scanner di Hitachi, in tutto simile a quelli delle ben più tradizionali impronte digitali, utilizza una tecnica a raggi laser in grado di catturare i percorsi, unici e inimitabili, formati dalle infinitesimali venuzze che compongono la rete terminale della circolazione sanguigna nelle dita.
Il network degli “hot spot” così catturati viene quindi fatto passare attraverso un chip di processing delle immagini che, impiegando uno speciale algoritmo, li trasforma in identificativi di accesso personali e li stocca in un database appositamente progettato.
Il processo, come detto, offre un’affidabilità superiore alla “semplice” biometria delle impronte: al contrario di queste ultime, i percorsi venosi dovrebbero essere impossibili da riprodurre e quindi da falsificare . Molto bassa anche la percentuale di fallimenti nel riconoscimento, stimata nell’ordine dello 0,01%. La biometria delle vene digitali è poi particolarmente diffusa in Giappone, dove viene impiegata per la validazione degli accessi per gli ATM bancari: Hitachi afferma che l’80% degli istituti finanziari del Sol Levante ha già adottato la tecnologia a marzo di quest’anno.
La multinazionale ha pensato di rendere più appetibile la proposta differenziandola e ponendo l’accento sulla convenienza: il sistema è compattato in un design che comprende un unico chip, e oltre ai kit comprensivi di scanner, software e tutto il necessario per il processo identificativo, Hitachi ha pensato anche a kit di sviluppo software per integrare l’unità in dispositivi di sicurezza preesistenti .
Alfonso Maruccia