Bitcoin, condanna per Silk Road

Bitcoin, condanna per Silk Road

Aveva ammesso di aver partecipato ad attività di riciclaggio di denaro a favore degli utenti di Silk Road: il 25enne Charlie Shrem, fra i fondatori della Bitcoin Foundation, sconterà due anni di carcere
Aveva ammesso di aver partecipato ad attività di riciclaggio di denaro a favore degli utenti di Silk Road: il 25enne Charlie Shrem, fra i fondatori della Bitcoin Foundation, sconterà due anni di carcere

Charlie Shrem, fra i fondatori della Bitcoin Foundation e CEO della start-up BitInstant, dedicata all’acquisto anonimo di Bitcoin e per mezzo della quale ha contribuito a vendere più di 1 milione di dollari in BTC agli utenti di Silk Road, ha incassato la sentenza della giustizia statunitense.

Shrem, 25 anni, è stato condannato a una pena di due anni di carcere e a tre anni di libertà vigilata, e subirà una confisca pari a 950mila dollari. “Non ci sono scuse per quello che ho fatto – ha ammesso di fronte alla corte – ho violato la legge e l’ho violata in maniera grave”: Shrem, nel mese di settembre, si era già dichiarato colpevole , riconoscendo le accuse di riciclaggio che pendevano sul suo capo dal momento dell’arresto, seguito allo smantellamento del mercato nero di Silk Road. L’imprenditore aveva ammesso che per 11 mesi nel corso del 2012 avrebbe consapevolmente supportato attraverso BitInstant le attività di tale BTCKing, al secolo Robert M. Faiella, impegnato nella conversione di Bitcoin venduti agli utenti di Silk Road.

La condanna per il giovane avrebbe potuto essere molto più pesante e avrebbe potuto superare i 5 anni di carcere se nei mesi scorsi non avesse scelto il patteggiamento. Non gli è stato concesso di scontare l’intera pena in regime di libertà vigilata per la gravità dei suoi reati, ha spiegato il procuratore newyorchese Preet Bharar, perché “ha consapevolmente agevolato l’acquisto e l’uso di Bitcoin da parte di terzi per l’acquisto di sostanze illegali sul sito di Silk Road” e “ha trascurato i propri doveri di supervisore di BitInstant, anteponendo il profitto illegale alla responsabilità etica e morale”.

Il peso delle responsabilità è ora gravoso per Shrem: “i membri della community di Bitcoin sono spaventati e non ci sono più fenomeni di riciclaggio – spiegava alla corte prima della sentenza – Bitcoin è una mia creatura, è il mio mondo ed è la mia vita”. Shrem brama la libertà, per “assicurarsi che le persone non facciano le cose stupide che ho fatto io”.

Faiella , che come Shrem ha ammesso la propria colpevolezza per aver condotto attività di trasferimento di denaro senza licenza, attende la propria sentenza per il mese di gennaio.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
23 dic 2014
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