Mentre a Roma è arrivato il primo bancomat italiano per la moneta digitale (il prototipo, frutto della collaborazione tra le startup CoinCapital e OpenPicus, è stato presentato e installato presso l’acceleratore d’impresa Working capital di Telecom Italia), in Giappone prosegue la class action contro Mt.Gox, l’exchange Bitcoin nato in principio per il gioco di carte da collezione Magic The Gathering che ha dichiarato bancarotta in seguito ai problemi avuti nei mesi scorsi.
Presente e passato della crittovaluta continuano ad intrecciarsi ed è da questo groviglio che dovrebbe spuntare il filo del destino di Bitcoin: la valuta digitale come tutte le monete ha un valore proporzionale alla fiducia che vi si ripone, così è importante che si faccia chiarezza sui problemi avuti nelle settimana scorse in seguito alla scoperta di un bug e a quello che si sta facendo affinché tali non si ripetano.
Valutazioni e class action
D’altronde, anche se Goldman Sachs ha colpito duro la crittovaluta ( definita in un memo interno una non-moneta sulla via del tramonto), per il momento la valutazione di Bitcoin non sembra esserne stata influenzata e, anzi, si affacciano sulla scena internazionale nuovi operatori e idee di business , come l’ accordo ] Perseus Telecom-Atlas ATS per lanciare un sistema di scambio di bitcoin globlale (con basi a New York, Singapore ed Hong Kong).
Nel frattempo, tuttavia, parallelamente a quella giapponese sono state intentate due altre class action (una statunitense ed una canadese) nei confronti dell’exchange Mt. Gox che ha dichiarato bancarotta, ma che è accusata di nascondere ancora i proventi effettuati tramite la crittovaluta e di aver effettuato transazioni senza la necessaria copertura economica.
Nell’accusa è stata coinvolta anche la banca giapponese Mizuho, chiamata in causa da un cittadino dell’Illinois per aver “mancato intenzionalmente di offrire ai suoi utenti il necessario livello di sicurezza per cui era pagata”.
Il trojan nascosto nel database Mt. Gox
Nel frattempo appare più chiara l’analisi di quanto accaduto nelle settimana scorse: Kaspersky ha spiegato che il file MtGox2014Leak.zip con cui nei giorni scorsi sono stati divulgati i dati raccolti con la violazione dell’account Reddit di Mark Karpeles, CEO di Mt. Gox, e del suo blog personale, altro non era che un trojan creato per cercare e sottrarre file dai portafogli Bitcoin delle loro vittime.
Un passato di ombre ed un futuro tutto da scrivere
Le origini di Bitcoin restano oscure: Satoshi Dorian Nakamoto, l’uomo ritenuto da un reportage la figura misteriosa che si nasconde nelle origini di Bitcoin, è tornato a negare di esserne il creatore, sottolineando come la sua azienda abbia fallito nel 2013 per mancanza di fondi e come non abbia competenza sulla tecnologie legata alla crittovaluta.
Il futuro, peraltro è ancora da definire, e un ruolo determinante lo giocherà probabilmente l’atteggiamento delle autorità: stavolta si sono espresse sulla moneta digitale sia Singapore che New York. Il problema della cittovaluta, d’altra parte, resta l’accettazione: e mentre le autorità della Grande Mela stanno pensando di regolarne le transazioni, la nuova normativa pensata da Singapore sembra volerne limitarne gli scambi, per la “natura anonima” delle operazioni così effettuate.
Crittovaluta per Wikimedia?
Jimmy Wales, intanto, ha dato involontariamente vita ad una raccolta fondi tramite Bitcoin: sperimentando le transazioni con la crittovaluta ha per sbaglio diffuso il suo indirizzo BTC.
So far the accidentally viral BTC address I posted yesterday has collected 4.5+ BTC. I will donate all to Wikipedia of course.
– Jimmy Wales (@jimmy_wales) March 10, 2014
Questo ha dato il via ad una non richiesta serie di donazioni (che Wales ha detto che trasferirà da quello che è il suo conto personale a Wikimedia) con lo scopo di spingere il cofondatore dell’enciclopedia libera a studiare l’importanza della crittovaluta.
Claudio Tamburrino