Dopo il bug che ha portato all’interruzione di servizi di diversi exchange ed infine alla chiusura del giapponese Mt. Gox, un’altra banca di Bitcoin è stata costretta a chiudere i battenti in seguito ad un attacco informatico che l’ha ripulita: Flexcoin.
L’exchange ha spiegato dettagliatamente che l’attacco subito lo scorso 2 marzo ha sfruttato una falla rilevata nel front-end attraverso cui la sua piattaforma otteneva i dati di accesso degli utenti. Flexcoin ha inoltre riferito di aver fatto tutto il possibile per mantenere sicuri i propri server e che si tratta della prima offensiva riuscita nei suoi confronti negli ultimi 3 anni: tuttavia questo unico attacco ha coinvolto 896 bitcoin, pari a 650mila dollari, una cifra che Flexcoin non può coprire, costringendola alla chiusura.
Mentre le tristi storie delle famiglie e delle persone coinvolte dai problemi che hanno portando Mt. Gox alla bancarotta si accavallano con le indiscrezioni circa una loro class action contro l’exchange giapponese, poi, non si fermano i problemi di Bitcoin: oltre a Flexcoin anche Poloniex ha subito il furto del 12,3 per cento delle crittomonete in suo possesso .
L’amministratore dell’exchange ha spiegato cosa intende fare per evitare che in futuro si presentino problemi simili e ha promesso di ripagare di tasca propria i soldi derubati, senza raccogliere interessi fino a quando i debiti non saranno tutti appianati.
Nonostante questi episodi Bitcoin sembra avere la forza di resistere, rappresentando ancora una moneta apprezzata dai netizen: da ultimo il rivenditore online Overstock.com ha dichiarato di aver già registrato acquisti per più di un milione di dollari da quando ha deciso di accettare la crittovaluta appena due mesi fa .
Nel frattempo, d’altronde, Bitcoin affronta i quotidiani cambi di rotta delle autorità: particolarmente positivo quello del Regno Unito, che ha deciso di tagliare le tasse sulle transazioni in bitcoin, non considerandoli più come voucher regalo. Al contrario , il Giappone sta cercando il modo di tassarle.