Bitcoin, la crittovaluta nata tra il 2008 e il 2009 basata sul principio Peer-to-Peer, sta subendo le variazioni e le speculazioni tipiche delle monete ufficiali. Non riuscendo a districarsi da determinate logiche pericolose. La sostituzione degli intermediari istituzionali (banche ecc) con strumenti p2p e la crittografia, insomma, permette di avere una serie di vantaggi, tra cui transazioni invisibili, non tracciabili, anonime, non tassate e una gestione decentralizzata, ma non una solida stabilità.
I rischi del Bitcoin
Dei rischi connessi alla crittovaluta si era iniziato a parlare sul social network di domande e risposte Quora : qui una delle risposte arriva a definirla una vera e propria truffa (anche se in realtà l’autore ha poi ritrattato l’utilizzo di una parola così forte) portata avanti ignorando completamente le secolari leggi dell’economia e destinata per questo a fallire miseramente, in quanto più vulnerabile rispetto alle monete ufficiali a previsioni, inflazione, problemi tecnici e congiunture negative.
Se questa risposta rappresenta solo la visione più “buia” sul futuro di Bitcoin, rappresenta idealmente l’apertura del dibattito online sulla crittovaluta, arrivata anche sulle pagine dei giornali generalisti italiani.
D’altronde, se da un lato rappresenta il sogno anarchico dei primi hacker, quella valuta Internet indipendente dal mondo e basata principalmente sulle competenze tecnologiche degli utenti dall’altro è uno strumento economico pensato da informatici digiuni della materia.
Ai lati del dibattito più strettamente tecnico , poi, si sono accumulati episodi peculiari e leggende che, nella migliore tradizione di Internet, stanno contribuendo ad accrescere la fama creatasi intorno a bitcoin: è nato un sito dedicato agli incidenti avuti durante “l’estrazione”, ovvero produzione digitale, di Bitcoin, che colora gli early adaptor dei colori seppia della corsa all’oro, e personaggi illustri in rete come il cofondatore di ThePirateBay, Rick Falkvinge, hanno dichiarato di aver messo tutti i propri risparmi in Bitcoin.
Ora, poi, da moneta di una stretta cerchia informatica sta raggiungendo una modesta diffusione, tanto che dovrebbero esserci 6.539.450 crittomonete in circolazione e una delle più grandi transazioni recenti ha visto passare di mano fino a 2 milioni di dollari, fino a superare un valore di scambio di 33,11 euro.
A questo estemporaneo successo, tuttavia, è seguita anche la prima improvvisa crisi già rinominata “il Venerdì Nero digitale”, che l’ha vista cadere in un giorno solo di più del trenta per cento , fino a farla arrivare a stazionare nei giorni successivi intorno ai 14 dollari.
Accanto a questi problemi economici, poi, sul forum dedicato alla crittovaluta trova spazio la testimonianza di almeno un caso che sembra essere di cracking e furto dei risparmi Bitcoin di un utente che si è visto scippato di circa 500mila dollari da un ladro che ha sfruttato la crittografia stessa della transazione per non lasciare traccia. Questione non del tutto chiarita, ancora.