Il Kazakistan sembra non essere quel leader dei miner che aveva voluto far credere a tutto mondo solo qualche mese fa. Penalizzato da una seria dipendenza dall’industria petrolifera e del gas, il Paese sta perdendo il consenso di chi lo ha scelto per minare bitcoin.
All’effettivo, intorno ai primi giorni di gennaio 2022, i miner stanziatisi in Kazakistan hanno dovuto subire la chiusura di internet a livello nazionale. La causa che ha portato a questo drastico taglio di fornitura probabilmente riguardava il consumo eccessivo di energia, essendosi concentrato lì più del 18% dell’hash rate globale di Bitcoin dall’agosto 2021.
Questa concentrazione di miner è esplosa quando la Cina ha iniziato a vietare il mining di Bitcoin nel suo Paese. Pechino, infatti, sta inasprendo non solo i controlli, ma anche le pene inflitte a chi non rispetta il ban. Purtroppo però l’esodo verso il Kazakistan non sembra aver portato il successo sperato né agli attori della grande fuga e nemmeno al Paese stesso che li sta ospitando dopo, forse, essersi già pentito.
Il Kazakistan non è in grado di rispettare le promesse ai miner di Bitcoin
Stando al sentimento comune dei miner, sembra proprio che il Kazakistan non sia in grado di rispettare le promesse fatte. In sostanza, ora pare proprio che il Governo Kazako abbia intenzione di rimuovere i sussidi per il consumo dell’elettricità destinata al mining di Bitcoin. Questo perché risultano non essere più sostenibili. Qual è uno dei principali motivi? Lo ha spiegato Josh Fraser, co-fondatore di Origin Protocol:
I paesi che fanno molto affidamento su queste fonti di energia per il mining di criptovalute potrebbero vedere un calo dei tassi di hash a causa dell’aumento dei prezzi o dell’intervento statale.
La situazione pone alcuni quesiti in merito ai giganti del mining che si sono recentemente appoggiati nel Paese per la loro attività. Saranno disposti ad accettare un possibile aumento di tasse che colpirà l’estrazione di criptovalute? I miner di Bitcoin sapranno trovare altri valori positivi oltre ai sussidi dell’elettricità che saranno eliminati a breve?
Sono tutte domande le cui risposte dovranno tenere presente che le farm di mining, qualora dovessero muoversi, potrebbero aver bisogno di almeno uno o due anni prima di lasciare il Kazakistan. Nondimeno anche noi ci siamo fatti un’altra domanda. Dove è finito il progetto al nucleare per far fronte al mining delle criptovalute?