Non c’è pace per Bitcoin, la moneta virtuale finita sotto la lente delle autorità federali USA e ora messa alla berlina anche dallo stato della California per presunte violazioni delle leggi che regolamentano le operazioni finanziarie processate localmente.
Il nuovo attacco a quella che dovrebbe essere la moneta del futuro – P2P, sicura, rispettosa della privacy – arriva dal Dipartimento Finanziario della California, e si concretizza in una lettera “cease and desist” indirizzata alla Bitcoin Foundation per il presunto coinvolgimento dell’organizzazione nel “business del trasferimento di denaro senza licenza o autorizzazione adeguata”.
Nel caso in cui le accuse venissero confermate, le multe elevate diverrebbero pesanti visto che si parla di 1.000-2.500 dollari per violazione con tanto di processo penale – e quindi prigione più ulteriori multe. Ma dalla fondazione nata per “standardizzare, proteggere e promuovere” l’uso di Bitcoin smentiscono categoricamente la fondatezza delle accuse delle autorità californiane.
Nessun membro della fondazione ha avuto parte nel business degli scambi economici a mezzo Bitcoin, sostiene l’organizzazione, mentre al momento non è chiaro se la California si sia mossa solo contro la Bitcoin Foundation oppure abbia coinvolto anche altre “entità” attive sul mercato della moneta virtuale.
Mercato che, California a parte, continua a passare una stagione a dir poco burrascosa e piena di novità non necessariamente positive: dopo aver incrementato il livello di sicurezza sugli account , Mt.Gox comunica ora il blocco ai prelievi in dollari per prossime due settimane per far fronte all’aumento delle transazioni registrate nell’ultimo periodo.
Bitcoin non piace al mercato statunitense? I fondatori di Coinsetter sono convinti dell’esatto contrario, e grazie al contributo di capitalisti di ventura (500mila dollari) si preparano ad aprire quella che vuole essere la principale piazza di scambio di BTC al mondo.
Alfonso Maruccia