Come scritto ieri su queste pagine, dall’incontro tra Elon Musk e alcune realtà legate al mondo Bitcoin è ha preso vita il Bitcoin Mining Council. Con quale obiettivo? Quello dichiarato è gestire le preoccupazioni, soprattutto quelle provenienti da realtà non informate
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Bitcoin Mining Council: crypto e narrazione
L’intera iniziativa ruota attorno alla necessità di far fronte alle critiche riguardanti l’enorme consumo di energia richiesto per mantenere operativa la rete decentralizzata, grazie alla quale è possibile amministrare le transazioni. Le stesse riserve che, nelle scorse settimane, hanno spinto Tesla a non accettare più la criptovaluta come metodo di pagamento per l’acquisto delle auto elettriche. A confermarlo sono le parole di Michael Saylor, CEO MicroStrategy e coinvolto in prima persona nel progetto.
È ormai chiaro che i bitcoiner hanno una storia bella da raccontare, ma anche piuttosto complicata, perciò abbiamo bisogno di trovare un modo per condividerla.
Insomma, Bitcoin Mining Council nasce con l’obiettivo dichiarato di raccontare il mondo legato a Bitcoin e alle altre monete digitali dal punto di vista degli addetti ai lavori, di chi sui nodi della blockchain ha costruito il proprio business. Non siamo certi che il tentativo di centralizzare la gestione dell’informazione in merito a qualcosa nato proprio sul principio della decentralizzazione sia la scelta migliore o più lungimirante. Prosegue Saylor.
Dobbiamo assicurarci che le persone ostili nei confronti di Bitcoin e del mondo crypto non definiscano i metodi narrativi e i metri di giudizio. In assenza di una buona informazione o di una qualsiasi replica da parte nostra, lo faranno.
In termini di sostenibilità, quanto è energivora l’infrastruttura distribuita che regola la circolazione di BTC? Secondo uno studio condotto dalla University of Cambridge e costantemente aggiornato, assorbe 114,97 TWh ogni anno. Per fare un confronto, più del fabbisogno dell’Olanda (110,68 TWh) e oltre un terzo quello dell’Italia (297,15 TWh).