Stando a quanto sostiene Mike Hearn , l’esperimento Bitcoin è fallito e i responsabili sono quegli stessi programmatori che avevano il compito di garantire un futuro al progetto. Un’opinione argomentata, quella di Hearn, che prevedibilmente cozza contro chi, invece, in Bitcoin investe ancora tempo, energie e soprattutto danari.
Hearn è stato fino a poco tempo fa uno dei principali sviluppatori di Bitcoin, lavorando per cinque anni sul protocollo fino a lasciare l’impiego presso Google (nel 2014) per dedicarsi a tempo pieno alla moneta virtuale con transazioni crittografiche a base di blockchain .
Bitcoin è un esperimento, dice Hearn, e come tale andrebbe considerato da tutti senza investire i risparmi di una vita in BTC. Per lo sviluppatore, il principale problema di Bitcoin è oggi rappresentato dal limite nelle dimensioni dei blocchi delle singole transazioni all’interno della blockchain, un limite che andrebbe spinto in avanti per garantire un futuro alla moneta virtuale.
E invece la community di Bitcoin ha deciso di “suicidarsi in maniera deliberata strozzando la blockchain nella culla”, sostiene ancora Hearn, il meccanismo che avrebbe dovuto prevenire questo risultato non ha funzionato e ora non esiste alcuna ragione per pensare che Bitcoin possa essere migliore dell’attuale sistema finanziario “reale”.
Hearn ha ovviamente sollevato un bel po’ di polemiche tra chi su Bitcoin ancora ci lavora e considera le opinioni dell’ex-collega delle esagerazioni piene di mezze verità, mentre dal punto di vista della finanza professionale la tecnologia dei BTC continua a detenere un potenziale notevole . Anche Hearn, a ben vedere, prima di dichiarare “morto” il progetto Bitcoin è entrato a far parte del consorzio R3 che sta adattando la blockchain dei BTC per l’utilizzo da parte di 42 banche mondiali.
Alfonso Maruccia