Per il giudice Alison Nathan, responsabile di una corte federale con sede a Manhattan, Bitcoin va considerato denaro a tutti gli effetti con i risvolti legali che ne conseguono . Una brutta notizia per Anthony Murgio, cittadino della Florida che aveva provato a smarcarsi dall’accusa di aver gestito un servizio di scambio di BTC illegale.
Il caso di Murgio è connesso alla mega-breccia nei server di JPMorgan Chase e altre organizzazioni di primaria importanza prese di mira nel 2014, un reato per cui l’uomo è stato arrestato nel 2015 assieme ad altri sospetti attivi in Nord America e Israele; nello specifico, a Murgio viene imputata la ownership di Coin.mx, sistema di scambio Bitcoin gestito assieme a Gery Shalon – il “capo” della banda che aveva preso di mira la suddetta JPMorgan – e usato per movimentare denaro assieme ai co-responsabili del cyber-colpo.
Murgio avrebbe dichiarato false generalità per Coin.mx alle autorità finanziarie, usando inoltre la corruzione per farsi processare i pagamenti elettronici da una banca di credito cooperativo del New Jersey. Il sospettato ha provato a far decadere le accuse sostenendo che Bitcoin non è vero e proprio “denaro” nel senso comune del termine.
E invece stando alla decisione del giudice Nathan i Bitcoin sono “denaro nel senso letterale del termine”, visto che “possono essere accettati come pagamento per beni e servizi o acquistati direttamente da un servizio di cambi tramite un conto bancario.” I BTC funzionano a tutti gli effetti “come risorsa pecuniaria”, come mezzo di scambio e di pagamento, ha stabilito il giudice, quindi il processo nei confronti di Murgio può continuare senza problemi.
Anche il richiamo dell’accusato a una decisione dell’Internal Revenue Service (IRS) federale, ha sentenziato il giudice Nathan, e cioè che Bitcoin va considerato come una “proprietà” piuttosto che una moneta per quel che concerne il pagamento delle tasse alle autorità federali, è irrilevante nel caso in oggetto perché riguarda esclusivamente la tassazione sulle transazioni in moneta virtuale.
Alfonso Maruccia