Il terzo halving di Bitcoin del mese scorso ha lasciato il segno. Il dimezzamento del valore riconosciuto a chi si occupa del mining ha provocato una frenata nelle attività legate alla criptovaluta, rallentando e almeno nell’immediato invertendo la crescita del prezzo registrata dall’inizio dell’anno. Secondo gli investitori una ripresa significativa ci sarà (i primi segnali sono già stati avvertiti), ma non nell’immediato.
Le previsioni sul valore di Bitcoin
La dinamica che si sta verificando non è troppo dissimile rispetto a quella già osservata prima nel 2012 e poi nel 2016 in occasione dei due precedenti halving quando il valore di ogni singolo blocco generato è passato prima da 50 a 25 BTC e poi da 25 a 12,50 BTC. In maggio è avvenuto un ulteriore dimezzamento, da 12,50 a 6,25 BTC. Per capire quanto sarà lunga l’attesa non resta che far riferimento alle previsioni degli analisti: secondo Lennard Neo di Stack Funds serviranno fino a dodici mesi.
Non va dimenticato che le operazioni legate alla crypto richiedono un dispendio non indifferente in termini economici e soprattutto energetici. Secondo una stima del luglio 2019 per mantenere attiva la blockchain si consuma più elettricità rispetto a quanto fa l’intera popolazione della Svizzera.
In marzo il prezzo di Bitcoin è sceso in picchiata in poche ore, passando da 7.273 a 5.299 euro in quella che può essere definita una delle giornate più nere nella storia della criptovaluta. Allora sembrò essere smentita la tesi che vorrebbe le monete virtuali immuni alle leggi che regolano la finanza più tradizionale, considerando che proprio in quelle settimane i mercati di tutto il mondo risentivano dell’applicazione delle prime misure restrittive legate alla gestione della crisi sanitaria.