Il Dipartimento della Giustizia statunitense l’ha definita una delle più grandi truffe legate a Bitcoin attuate mediante la dinamica tipica dello schema Ponzi. È quella costata una condanna a 15 anni di reclusione al cittadino svedese Roger Nils-Jonas Karlsson, ritenuto responsabile di frode, frode telematica e riciclaggio.
La maxi-truffa di Roger Nils-Jonas Karlsson
Ha raggirato migliaia di vittime. Chiesto il sequestro di diverse proprietà immobiliari localizzate in Thailandia, incluso un resort, oltre che di un patrimonio quantificato in 16,2 milioni di dollari. Tra i folli acquisti, anche un cavallo da corsa.
47 anni, nel mese di marzo l’uomo si è dichiarato colpevole per le accuse a lui rivolte, confidando in uno sconto sulla pena. Ora è giunta la sentenza. La sua azione criminale è stata perpetrata per quasi un decennio, dal 2011 fino all’arresto avvenuto a metà 2019 quando si trovava nel paese asiatico.
Questo lo schema attuato: entrava in contatto con investitori promettendo loro importanti profitti in seguito all’acquisizione di quote di un fantomatico business chiamato Eastern Metal Securities, con pagamento eseguito in Bitcoin oppure mediante altre criptovalute o metodi di pagamento online. Quanto versato, in realtà, finiva immediatamente sui suoi conti, filtrato attraverso una rete di exchange, piattaforme e account localizzati in diversi paesi così da rendere irrintracciabili le transazioni. Per rendere il tutto più credibile ha prodotto documenti falsi, cambiato più volte il nome alla società e persino dichiarato una collaborazione con la Securities and Exchange Commission, in modo da giustificare i ritardi nei pagamenti..
È anche per evitare truffe e raggiri di questo tipo che le autorità di tutto il mondo stanno valutando l’introduzione di norme finalizzate a regolare la circolazione degli asset digitali. L’idea è al vaglio anche in Europa, con Bruxelles che potrebbe presto annunciare la creazione di una nuova agenzia, Anti-Money Laundering Authority.