La caduta del Bitcoin continua: sfondate al ribasso 3400 dollari, oppure 3000 euro, all’interno di una parabola discendente che non sembra aver fine. Ennesima soglia psicologica abbattuta, all’interno di un flusso di notizie che sembra farsi sempre più rarefatto. Fino ad avvitarsi su sé stesso.
Oggi, infatti, più che di criptovalute si inizia a parlare delle errate previsioni commesse in proposito, per dolo o per entusiasmo, per interesse o per superficialità, ma trainandosi comunque appresso un clamoroso entusiasmo. Dopo un anno passato a predicare un rimbalzo che è mai arrivato, gonfiando le speranze di “pagherò” proiettati ad un futuro sempre più distante, le analisi hanno iniziato a sfumare in un atteggiamento attendista, quindi nel silenzio di un’opinione che si sposta dai Bitcoin alla Blockchain in cerca di qualche elemento da salvare. Nel frattempo la fotografia di Google Trends si è fatta implacabile: l’interesse attorno alla regina delle criptovalute si è sgonfiato quasi del tutto.
La caduta dell’hype ha generato minore interesse, maggior paura, minori investimenti, minor liquidità ed ciclo vizioso si è così innescato portando alla rapida esplosione di quella che ad oggi si rivela come una bolla quasi del tutto esplosa. Con un tweet Bloomberg ha voluto ricordare nomi e cognomi di quanti hanno voluto iscrivere il proprio nome tra le file dei “bullish”, coloro i quali fino all’ultimo hanno creduto all’estremo rimbalzo:
Where did all these people go wrong? When they made a Bitcoin price prediction in the first place.
You CANNOT predict chaotic systems. It’s the Three Body Problem. pic.twitter.com/IeMJQ761Sw
— Nick Maggiulli (@dollarsanddata) November 24, 2018
Chi ha profetizzato un moltiplicatore estremo già entro la fine del 2018 è ormai smentito, mentre chi ha allungato la propria previsione ha peccato in coraggio e ora avrà tempo per rimodulare le proprie aspettative (John McAfee, nome noto e la cui previsione puntava al 31 dicembre 2020).
Il problema dei Bitcoin andrebbe affrontato sotto molti punti di vista: finanziario, tecnologico e comunicativo in primis. La criptovaluta rimane al centro delle attenzioni di molti e non sono pochi pronti a scommettere nuovamente sulla moneta virtuale in virtù del potenziale inespresso e della possibilità che nuovi rimbalzi vadano a generare nuove possibilità di guadagno. Al tempo stesso, però, il problema è per troppi diventato una questione meramente economica: chi ha acquistato 10000 euro in Bitcoin a inizio 2018 si trova oggi con circa 2000 euro e il grosso timore di non poter rientrare neppure della parte residua; chi a inizio anno ha acquistato un canonico BTP decennale si ritrova oggi con un valore pressoché identico, nonostante tutto quanto accaduto, e con una prospettiva solida di rientro entro la scadenza indicata. Due strumenti non paragonabili, questo è certo, ma entrambi si sono comunque contesi i risparmi delle famiglie per sostenere i loro sogni futuri.
Il problema economico, ora che l’effetto bolla si è esaurito, ha la meglio su tutto quanto di buono il Bitcoin ha proposto al mercato durante la propria fase ascendente. La chimera della decentralizzazione si è comunque innestata e potrebbe dare i propri frutti tramite una più approfondita legiferazione in tema Blockchain; le criptovalute potrebbero trovare piccole sacche di utilizzo o una più ampia istituzionalizzazione con l’entrata in campo delle banche e delle entità statali; la fuga in avanti di Bitcoin, Ethereum e altri nomi sembra invece in questa fase un movimento in via di archiviazione, un ’68 finanziario destinato al mito ed alla futura memoria.
Ma il denaro ora sta fluendo altrove. Fino a prova contraria.