Mentre il valore dei Bitcoin continua a macinare record su record , le autorità statunitensi dell’ Internal Revenue Service (IRS) vogliono vederci chiaro sulla possibile infrazione della legge da parte degli utenti di Coinbase . Il popolare sito di cambio dovrà sottostare alle richieste di IRS ma saluta la decisione del giudice come una “vittoria”.
La vicenda risale al novembre del 2016, quando dalla IRS era arrivata la richiesta di conoscere tutti i dettagli su ogni singolo cittadino statunitense utente di Coinbase che aveva condotto operazioni a base di BTC fra il gennaio del 2013 e il dicembre del 2015.
Gli ispettori di IRS erano (e sono) a caccia di speculatori finanziari che hanno evaso le tasse , ma Coinbase si era opposta definendo la richiesta troppo estesa. Il giudice ha ora stabilito che Coinbase dovrà collaborare con IRS ma solo per fornire i dati di circa 15.000 utenti .
Per Coinbase si tratta di una vittoria , visto che il numero degli utenti da “vendere” a IRS si è ridotto del 97 per cento, mentre per i potenziali soggetti interessati si prospettano tempi difficili visto che Coinbase dovrà fornire informazioni come nomi e date di nascita, indirizzi, ID dei wallet Bitcoin e altro ancora .
Le richieste di IRS sono in ogni caso la conferma del fatto che le autorità statunitensi sono sempre più interessate ai Bitcoin, e non sempre in negativo: due agenzie di cambio USA, Chicago Mercantile Exchange Inc. (CME) e CBOE Futures Exchange (CFE), hanno in questi giorni annunciato l’ arrivo di nuovi contratti standardizzati per i futures a base di Bitcoin.
Gli scambi in BTC sono e continuano a essere largamente privi di regolamentazione , spiegano CME e CFE, ma per un analista di JPMorgan i futures sui Bitcoin potrebbero dare “legittimità” al nuovo mercato della criptovaluta attirando così anche gli investitori istituzionali. JPMorgan è quella stessa banca di investimenti il cui CEO (Jamie Dimon) aveva definito i Bitcoin una frode , mentre contestualmente a tale dichiarazione dietro le quinte provvedeva a rastrellare titoli alla Borsa di Stoccolma in maniera indiretta.
E mentre c’è chi ancora parla di pericolo bolla e della possibile esplosione di una nuova crisi finanziaria peggiore di quella dei mutui sub-prime del 2008, in UK ed Europa dicono di voler sottoporre i mercati delle criptovalute alle stesse regolamentazioni usate per tenere a bada il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale .
Alfonso Maruccia