Non bastassero i bachi contenuti nel software di “mining”, l’ecosistema bitcoin deve fronteggiare anche il rischio di abuso a opera di malware-writer o cyber-criminali e relative creazioni in circolazione in questi giorni via Skype.
Sul network di IM/VoIP di proprietà di Microsoft è stato infatti intercettato un malware progettato per generare bitcoin con l’uso (anzi abuso) massiccio della CPU di sistema, un meccanismo di mining meno efficace rispetto a quello basato su GPU ma che può essere facilmente scalato verso l’alto con la realizzazione di una botnet di numerosi PC infetti tutti gestiti da remoto.
Anche i servizi bitcoin di scambio e “portafogli” online non se la passano poi tanto bene, considerando il recente caso di phishing involontario che ha coinvolto Coinbase e l’ennesimo attacco DDoS portato contro la giapponese Mt.Gox. In quest’ultimo avvenimento si ipotizza un tentativo di speculazione finanziaria da parte degli ignoti attaccanti, per far crollare il prezzo dei pacchetti di BTC così da poterne acquistare in quantità e guadagnarci una volta che il mercato degli scambi si sarà ripreso.
Speculazione a parte, il suddetto mercato di bitcoin sembra affetto da una tendenza alla crescita che non conosce fine: il valore dei BTC è arrivato a 190 dollari e oltre , e a marzo l’intera capitalizzazione di bitcoin ha superato per la prima volta il miliardo di dollari.
Si rivolgono alla valuta virtuale anche gli sfortunati abitanti di Cipro presi di mira dalle recenti misure anti-default decise dalla politica su volere delle autorità economiche europee: la richiesta di depositi e prelievi in bitcoin cresce nell’isola, con rischi di “bolle” speculative ancora tutti da calcolare.
Alfonso Maruccia