L’FBI ha sequestrato parte del patrimonio in monete digitali bitcoin di Ross William “Dread Pirate Roberts” Ulbricht, l’amministratore del celebre mercato nero del deep web Silk Road arrestato lo scorso primo ottobre: si parla di 144.336 monete crittografate, corrispondenti a circa 28 milioni di dollari.
Dopo la chiusura di tre settimane fa di Silk Road è partita la caccia ai milioni di criptomonete con cui venivano effettuate le transazioni dagli oltre 900mila utenti (un totale di più 1,2 miliardi di dollari in tutto il mondo) e al patrimonio accumulato dal suo amministratore: si parlava di 600mila Bitcoin, l’equivalente di 80 milioni di dollari, fino ad oggi inaccessibili ai federali, e che potrebbero essere stati nel frattempo investiti da Ulbricht.
Ora, invece, sembra che i federali siano riusciti ad intercettare uno dei Bitcoin Wallet di Ulbricht, riuscendo così a disporre il più grande sequestro di bitcoin di sempre . Non è semplice per le autorità mettere le mani sulla moneta crittografata, né legalmente (si tratta di transazioni online che devono essere associate direttamente ad una persona) né tecnicamente: come spiega Jon Matonis, vertice della Bitcoin Foundation che amministra la criptomoneta, per arrivare a tali fondi i federali avrebbero dovuto accedere ai server di Silk Road ed avere le chiavi d’accesso private del conto aperto dall’imputato . Non bisogna tra l’altro dimenticare che si tratta di una fattispecie nuova: la moneta crittografata è in circolazione da pochi anni e si è trovata sotto la lente dell’autorità solo a metà del 2011, già allora con riferimento al mercato nero del deep web e a Silk Road.
Bitcoin, tuttavia, è probabile che si trovi sempre più spesso ad avere a che fare con le istituzioni: non perché si presupponga un suo utilizzo in transazioni illegali, quanto perché sta continuando a guadagnare credibilità e, dunque, utenti. Diversi passi sono stati d’altronde compiuti in questo senso: il fattore più rilevante rimane sempre la valutazione da parte dei suoi investitori/fruitori, che permette a bitcoin di avere un valore notevole rispetto alle monete ufficiali (attualmente per 200 dollari), ma oltre a questo vi è per esempio la procedura avviata dai fratelli Winklevoss per la quotazione in borsa di un fondo basato su bitcoin e, da ultimo, l’ annuncio del primo bancomat per la moneta crittografata .
A comunicarlo sono tre studenti di un piccolo liceo canadese che hanno fondato la società di cambio di bitcoin Bitcoiniacs: i tre avevo già un negozietto attraverso cui fungevano da interfaccia umana a chi volesse scambiare moneta reale in bitcoin ed ora hanno deciso di acquistare, dalla società del Nevada Robocoin, 5 bancomat di bitcoin per una spesa totale superiore ai 90mila dollari da installare in diverse città canadesi a partire da Vancouver, dove la prima macchina verrà installata in una caffetteria del centro.
I bancomat permetteranno di scambiare bitcoin con moneta reale dollari canadesi e viceversa, effettuando operazioni online di scambio sul cambio-valuta canadese VirtEx. Oltre a questo, la particolarità del bancomat è anche che funzionerà attraverso lo scan della mano del fruitore: questo anche per controllare che non si superi il limite di 3mila dollari canadesi (circa 2mila euro) al giorno, che è il limite massimo di transazioni del genere consentito dalla legge anti-riciclaggio canadese.
Claudio Tamburrino