Da un paio di giorni l’altro lato della crittomoneta Bitcoin ha un volto: quello di tale Satoshi Nakamoto.
A rintracciare quello che potrebbe essere il creatore della valuta digitale sulla cresta dell’onda è stata la reporter di Newsweek Leah McGrath Goodman. La giornalista che gli è andata a bussare alla porta di casa, Satoshi Nakamoto l’ha accolta chiamando la polizia, che è stata testimone del primo scambio di battute che costituisce l’inizio del lungo articolo di Goodmand: l’uomo descritto dall’aria confusa, spettinato, con una maglietta sdrucita, jeans, calzini bianchi da ginnastica e niente scarpe ha detto subito di essere estraneo a Bitcoin e di non poterne parlare.
“Io non vi ho più nulla a che fare – ha inoltre aggiunto confermando indirettamente il suo iniziale coinvolgimento – è ora di altre persone, che ne sono responsabili”: oltretutto sembra ancora non aver toccato i suoi circa 400 milioni di dollari in Bitcoin (questa la cifra che secondo le analisi dei flussi della crittovaluta deterrebbe il suo fondatore) ed essere tornato a vivere nella casa dei genitori con la madre 94enne.
Secondo una delle teorie avanzate dalla giornalista che ha intervistato i primi sviluppatori del progetto Bitcoin per comprendere la personalità del suo fondatore – e questo è l’altro punto interessante della vicenda – l’uomo non apprezzerebbe ideologicamente quello che è diventata la sua creatura: in particolare il potere (e la ricchezza) che hanno ottenuto i singoli exchange l’avrebbero spinto a chiamarsi fuori dal progetto.
In realtà il mistero legato al creatore della crittomoneta è uno degli argomenti più caldi del momento, tanto che negli ultimi anni era diventato una sorta di Santo Graal del giornalismo informatico. Il nome di Satoshi Nakamoto circolava già da più di tre anni, tanto che alcuni dei siti dedicati alla crittomoneta usano il suo nome : tuttavia per alcuni oservatori sarebbe solo lo pseudonimo utilizzato da un mitico enfant prodige dell’informatica con base a Tokyo.
Secondo Newsweek , invece, si tratta del nome vero del 64enne nippo-americano e, seguendo questa teoria, è stato condotto il lungo reportage che ha portato all’uomo che vive in California (Temple City) e che ha alle spalle una carriera ammantata dal mistero: a quanto pare ha lavorato in progetti segreti di grandi corporation e dell’esercito degli Stati Uniti.
Nonostante questa cortina di fumo sul suo passato, nonché l’aria da genio sopra le righe, sembrerebbero classici cliché, quasi cinematografici, dell’uomo misterioso cercato da tutti, Satoshi Nakamoto ha smentito categoricamente di essere l’inventore di Bitcoin: in una nuova intervista , accettata in cambio di un pranzo dopo aver più volte cercato di evitare i giornalisti, l’uomo ha riferito di non avere niente a che fare con Bitcoin.
Il dubbio sull’identità del creatore, d’altra parte, sembra influenzare solo in parte Bitcoin: alla notizia della scoperta di Newsweek le prime reazioni raccolte sui forum sono di dubbio e di critica nei confronti di un’ingerenza giornalista troppo aggressiva. Per il resto non vi dovrebbero essere conseguenze.
Proprio colui che si nasconde dietro al fantomatico Nakamoto, infatti, ha voluto per Bitcoin un design appositamente decentralizzato, che non dipenda da una sola realtà: a dimostrarlo, il successo che sta ancora registrando la crittovaluta, nonostante i problemi che hanno investito alcuni dei suoi più importanti exchange.
D’altronde, a risultare interessante sembra essere l’idea generale di crittovaluta, tanto che continuano a germogliare gli epigoni più disparati: da Arscoin della rivista di informatica ArsTechinica , a MazaCoin, la crittovaluta della tribù Lakota di nativi americani dedicata ai nativi digitali e nata come sfida nei confronti del governo degli Stati Uniti.
Claudio Tamburrino