Roma – Bitstream è la parola chiave della riforma ADSL , attesa da lungo tempo, perché consentirà agli operatori di formulare e costruire proprie offerte sulla base della rete di Telecom Italia. L’Autorità TLC alla fine di dicembre ha approvato la delibera di cui si è parlato fino alla noia che nondimeno rimane centrale per il mercato, una delibera apprezzata a metà dai provider .
Lo specifica l’associazione degli operatori AIIP che in una nota dichiara da un lato di apprezzare il miglioramento dell’ offerta all’ingrosso di Telecom Italia sul fronte Bitstream , ma dall’altro specifica che sussiste il problema dei costi o, meglio, della distanza tra prezzi e costi . Sembra arabo ma non lo è: significa che per gli operatori i prezzi praticati da Telecom, e che loro devono pagare per poter disporre offerte in salsa Bitstream, sono troppo elevati.
Lo avevano detto già in fase di studio della direttiva, e avevano persino protestato, ora qualche passo avanti c’è stato ma in realtà permane una incertezza legata al modo in cui l’Autorità ha pensato di definire la questione prezzi, secondo AIIP non orientata al costo (e destinata a pesare sulle tariffe praticate all’utenza finale): la distanza tra costo e prezzo determina il margine di profitto per Telecom che, come noto, compete da incumbent nei mercati in cui operano i suoi stessi clienti.
Ma la delibera c’è e dunque AIIP non può che confidare in una prossima revisione dell’offerta 2008 che, segnala l’ espertissimo Stefano Quintarelli, è comunque attesa a breve, almeno a sentire fonti della stessa Autorità TLC.
I conti, peraltro, sono presto fatti: l’accesso alla linea in modalità Bitstream costa 9 euro ma, sottolinea proprio Quintarelli, rimane il problema del prezzo del trasporto. “Con questi prezzi (0,58 eur/anno/kbits) – scrive – non si riesce nemmeno a garantire l’upstream di una normale ADSL: Upstream medio di una ADSL: 384kbit/s 384 * 0,58 = 222,72 eur/anno / 12 = 18,56 eur/mese. Ossia il solo costo del trasporto (a cui vanno aggiunti i 9 euro, il raccordo, il collegamento a Internet, fatturazione, customer care ecc.) è già superiore al prezzo di vendita retail di Alice”. In quest’ottica per un provider in Bitstream può diventare difficile se non impossibile competere con il suo fornitore , ossia Telecom.
“Il punto non è di quanto siano scesi i prezzi all’ingrosso, ma se e di quanto essi siano superiori ai reali costi” – dichiara peraltro in una nota Marco Fiorentino, presidente di AIIP. La questione non è peregrina anche perché con Bitstream viene ridotta la regolamentazione a priori , ossia la possibilità di agire su quanto richiesto da Telecom ai provider prima che le decisioni dell’incumbent siano formalizzate. Si tratta di uno dei maggiori freni allo strapotere di Telecom sul mercato in questi anni: al di là di quanto questo freno abbia o non abbia funzionato, l’unico modo col Bitstream per garantire i provider e i loro clienti dai guizzi di Telecom, sostiene AIIP, è che vi sia un reale orientamento al costo dell’offerta all’ingrosso.
“È importante – afferma Fiorentino – che la revisione dell’offerta per il 2008 orienti strettamente i prezzi ai costi del servizio perché, in caso contrario, si penalizzerebbe lo sviluppo della larga banda in Italia e della stessa IPTV. Senza contare che vi sarebbe un’inferiore discesa dei prezzi al pubblico rispetto a quella necessaria, e che per questi motivi la quota di mercato dell’operatore dominante, che già oggi non ha pari nei Paesi europei più sviluppati, aumenterebbe anziché diminuire. Tutto ciò costringerebbe ancora una volta gli operatori alternativi a continuare ad investire in nuove infrastrutture parallele a quelle già esistenti nelle zone ricche, invece di investire nelle zone di digital divide”.
Va detto poi che AIIP non parla solo di problemi di prezzi ma pure di “numerose ed importanti criticità anche nelle modalità tecniche e commerciali dell’offerta”, il che segnala ulteriori incertezze sul fronte delle offerte Bitstream.