Vincent Ramos e la sua Phantom Secure avevano messo in piedi una fiorente attività di vendita di smartphone personalizzati, un business particolarmente popolare soprattutto fra i trafficanti di droga del cartello di Sinaloa . I vecchi e poco tecnologici metodi di indagine, però, hanno inchiodato l’imprenditore alle proprie responsabilità svelando un “network” dalle ramificazioni globali.
Stando a quanto scoperto dagli agenti sotto copertura dell’FBI, Ramos era pienamente consapevole della particolare attività criminali svolta dai suoi clienti , e non si faceva problemi nel rifornirli di smartphone Android e BlackBerry modificati per meglio adattarli al traffico di droga internazionale.
I terminali personalizzati erano infatti privi di molte delle funzionalità base presenti sui modelli standard – fotocamera e browser Web inclusi – e includevano tecnologie aggiuntive come Pretty Good Privacy (PGP) per garantire ai criminali l’accesso alle comunicazioni cifrate.
Ramos si era spinto al punto da fornire raccomandazioni sui server telematici da utilizzare, con i provider di Hong Kong e Panama che a quanto pare non erano particolarmente cooperativi con le richieste di accesso formulate dalle forze dell’ordine.
In totale, l’FBI stima il giro di affari di Phantom Secure in oltre 20.000 smartphone “pro-crimine” modificati commercializzati in giro per il mondo, con metà del “malloppo” attivo nella sola Australia e il resto sparso per Cuba, Messico, Venezuela e altri paesi. Arresto di Ramos a parte, il caso degli smartphone modificati per il traffico di droga di certo alimenterà le polemiche sulla diffusione sempre più “popolare” delle comunicazioni cifrate su gadget mobile.
Alfonso Maruccia