Blackberry ha dichiarato di voler crescere: per farlo, ha scelto di tagliare sui dipendenti. Quella che l’azienda canadese non presenta come una strategia di riduzione dei costi, ma come una soluzione per “creare efficienza nella gestione della forza lavoro” è un ridimensionamento dei dipendenti a cui deve ancora attribuire la portata.
Blackberry, solo lo scorso anno, aveva comunicato la fine della propria crisi, dopo i drastici tagli operati a partire dal 2012 che hanno determinato una riduzione del personale da 16mila a poco più di 6mila dipendenti: l’ottimismo che sembrava essere confermato dal ritorno in positivo dell’ultima trimestrale lascia ora spazio ad una propositiva cautela.
La divisione dedicata ai dispositivi, nonostante le nuove proposte sul mercato, verrà così ridimensionata in termini di forza lavoro, affinché torni al profitto. Al contempo, Blackberry si ripropone di aumentare i fatturati per il comparto software, dedicandosi ai mercati della sicurezza e della IoT, e per il licensing delle proprie soluzioni enterprise: saranno queste le divisioni per cui l’azienda canadese investirà con nuove assunzioni.
Insieme allo spettro dei licenziamenti, su Blackberry torna ad aleggiare anche la prospettiva dell’acquisizione, ipotesi ventilata ufficialmente nel mese di agosto 2013 e archiviata con un ribaltone assestato ai vertici e alla strategia aziendale. Le indiscrezioni che riemergono ora citano la solita Lenovo, il cui andamento le consentirebbe di mettere a segno un’operazione periodicamente chiacchierata e puntualmente smentita, ma anche Microsoft, il cui destino è già appaiato con quello della canadese in ambito automotive , e le cinesi Xiaomi e Huawei.
Gaia Bottà