TikTok è alle prese con alcune cause legali intentate dai genitori dei ragazzini deceduti dopo essersi cimentati in quella che viene definita Blackout Challenge. Non scenderemo nei dettagli più scabrosi e macabri di questa terribile pratica. Gli interessati non faticheranno a trovarli altrove o negli incartamenti (PDF) di una denuncia presentata a giugno negli Stati Uniti e appena condivisi.
Almeno sette vittime per la Blackout Challenge
Il fenomeno non è in realtà cosa nuova, se ne parla già da tempo. Inedita è però l’accusa diretta alla piattaforma ovvero l’aver mostrato sugli smartphone dei piccoli alcuni video pubblicati da persone che invitano a tentare la sfida potenzialmente fatale, senza che questi li cercassero. Stando a una delle documentazioni emerse, sarebbero già sette le morti causate oltreoceano. Tutte le vittime avevano un’età inferiore ai 15 anni.
In risposta al clamore suscitato, la piattaforma ha reso noto già a maggio (attraverso le pagine del Washington Post) di aver disabilitato le ricerche sull’argomento interne all’app, mostrando agli utenti un messaggio relativo alla loro sicurezza anziché i contenuti e rimandandoli a una pagina del supporto ufficiale dedicata al tema.
La tua sicurezza è importante. Alcune sfide online possono essere pericolose, disturbanti o addirittura architettate.
La posizione ufficiale di TikTok
Riportiamo di seguito in forma tradotta una dichiarazione attribuita alla portavoce Mahsau Daee Cullinane e affidata alle pagine di People nel dicembre scorso, quando si è iniziato a parlare della Blackout Challenge in seguito al primo caso associato al social network.
Questa sfida disturbante, di cui le persone sembrano venire a conoscenza da fonti differenti rispetto a TikTok, precede di molto la nostra piattaforma. E non è mai comparsa nei trend di TikTok. Rimaniamo vigili, con il nostro impegno rivolto alla sicurezza degli utenti, per rimuovere immediatamente contenuti sul tema se individuati. Le nostre più sentite condoglianze alla famiglia per la tragica perdita.
Non la pensano così i genitori che hanno intentato la causa legale più recente. Sostengono che il loro figlio abbia visto comparire i video nella schermata principale dell’app, senza eseguire una ricerca specifica.
Nel libro “TikTok: guida completa per influencer e aziende” di Alessio Mattarese si passano in rassegna le nozioni da apprendere per sviluppare un profilo personale o un brand sul social network.