Una blockchain per i prodotti di Carrefour

Una blockchain per i prodotti di Carrefour

La tecnologia della blockchain per il tracciamento dei prodotti che è possibile acquistare sugli scaffali della catena di supermercati Carrefour.
Una blockchain per i prodotti di Carrefour
La tecnologia della blockchain per il tracciamento dei prodotti che è possibile acquistare sugli scaffali della catena di supermercati Carrefour.

Si è soliti parlare di blockchain in relazione all’universo FinTech e per tematiche prevalentemente legate a criptovalute come Bitcoin, ma la struttura decentralizzata propria delle piattaforme DLT (Distributed Ledger Technology) ne rende l’impiego potenzialmente applicabile a pressoché qualsiasi ambito e campo. Carrefour vuol farlo nel territorio della grande distribuzione, per il monitoraggio dei prodotti venduti, dalla fornitura delle materie prime fino alla lavorazione e al momento dell’acquisto.

Carrefour e la blockchain

La catena francese ha dichiarato di voler tracciare il 20% degli articoli proposti ai clienti sugli scaffali dei suoi punti vendita già entro la fine del 2019. A renderlo noto Emmanuel Delerm, numero uno del team al lavoro sull’iniziativa. Già avviato un progetto pilota che coinvolge sei paesi in tutto il mondo, Italia compresa (tra gli altri anche Francia, Spagna e Cina), partendo da alcuni prodotti a marchio Carrefour come frutta, verdura, uova e carne bianca.

La blockchain impiegata è al momento quella proposta da IBM attraverso il suo programma Food Trust initiative, ma il gruppo ha affermato di essere al lavoro per renderne operativa una propria, di tipo permissioned, dunque privata, dove a differenza di quanto avviene ad esempio con le criptovalute ogni nodo che partecipa alla condivisione deve essere preventivamente autorizzato.

Durante il test di questa funzionalità in Cina, con un articolo come il pomelo, abbiamo ottenuto risultati sorprendenti: i clienti hanno effettuato la scansione di un frutto ogni due o tre per verificarne la provenienza.

Va detto che non è andata altrettanto bene in paesi diversi, come il Belgio o la Spagna, dove la percentuale è fortemente ridotta: in media solo uno su venti. Questo, secondo Delerm, è legato alla maggiore propensione da parte della popolazione cinese a mettere alla prova le nuove tecnologie.

Non solo criptovalute e FinTech

Nei mesi scorsi, su queste pagine, abbiamo parlato di progetti dalla natura simile o comunque con finalità non troppo differenti: Ford vuol impiegare le blockchain per garantire la sostenibilità nell’approvvigionamento del cobalto da utilizzare per realizzare le batterie delle auto elettriche, negli Stati Uniti la FDA desidera fare altrettanto per combattere la piaga dei medicinali contraffatti e, guardando in casa nostra, il MISE intende potenziare l’industria del tessile con un sistema dedicato alla tracciabilità di materiali e prodotti.

Fonte: The Next Web
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Pubblicato il
17 apr 2019
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