Mosca – Se la Rete è fatta di conversazioni, perché lasciare che le conversazioni che si oppongono al potere dominino la scena? Perché non inserirsi nel dialogo della sfera pubblica connessa, alzando la voce e scandendo slogan propagandistici a mezzo blog? Questo sembra essere l’obiettivo delle autorità russe, che il Washington Post racconta attraverso blogger e autorità locali in un corposo reportage .
Televisione e media tradizionali non sono più gli unici strumenti attraverso i quali dispiegare la propaganda di stato, particolarmente importante in vista delle elezioni presidenziali della prossima primavera. Il 25 per cento degli adulti russi accede regolarmente alla rete : dati in continua crescita, prospettano gli analisti. La voce di blogger e media indipendenti rischia di raggiungere netizen sempre più numerosi: per questo motivo, azzardano i cittadini russi della Rete, il governo ha sguinzagliato una folta schiera di sostenitori pronti ad operare online .
Si comincia dai media di stampo più tradizionale. Ha da poco tempo fatto la sua comparsa Vzglyad , un magazine che promuove un’immagine della Russia rampante e moderna, dinamica consumatrice di beni di lusso : il governo nega e nega anche il direttore, ma online si affollano le voci di coloro che sostengono siano gli uomini di Putin a tracciare la sua linea editoriale con sostanziosi finanziamenti. Anche bastioni della stampa indipendente come Gazeta.ru sono recentemente finiti nelle mani di magnati dell’industria che orbitano intorno a Putin e al governo.
Condivide un orientamento filogovernativo anche Alexander Mamut, che si è aggiudicato i diritti per sviluppare la versione russa della piattaforma per il blogging LiveJournal, Zhyvoi Zhurnal , che vanta mezzo milione di utenti.
Non si censurano coloro che operano nel web, anche se il governo non ha rinunciato sorvegliare e punire netizen colpevoli di essersi scagliati contro la categoria delle forze dell’ordine, e blogger che hanno usato la Rete per veicolare le loro ambizioni letterarie, incarcerati “per aver divulgato informazioni false riguardo ad un atto terroristico”.
Un’improvvisa ondata filogovernativa sta piuttosto investendo il web grassroot: pare che sia proprio il governo russo a coordinare i dialoghi che si intrecciano in rete, pare che sia il governo a spingere blogger sempre più numerosi a tessere le lodi dell’operato di Putin e ad operare un controllo sociale online, un controllo sociale volto a decostruire le argomentazioni dei netizen avversi al governo, volto a soffocare la voce dei critici.
“Internet è il mass media più libero – sostiene un blogger ventiseienne che nei suoi post sostiene la politica di Putin – c’è una libera competizione tra la voce dello stato e quella delle organizzazioni dell’opposizione”. La strategia russa non è accolta con favore solo dai netizen filogovernativi: la pensa così anche una sostenitrice del Fronte Civile Unito , che ritiene positivo il fatto che le frange filogovernative affrontino il dialogo in Rete, piuttosto che ignorarlo con disinvoltura.
Non è tutto, riporta il Post . Il Cremlino medita di sviluppare una Internet alternativa, una Russianet ad uso e consumo dei soli netizen delle ex repubbliche sovietiche: non sostituirà la rete globale, ma si porrà accanto ad essa come un’alternativa locale. Del resto, “Internet è stata sviluppata come un medium libero e dovrebbe rimanere tale” ha annunciato il ministro delle comunicazioni russo Leonid Reiman.
Gaia Bottà