In seguito al ricorso presentato da Blue Origin, la NASA ha sospeso l’esecuzione del contratto assegnato a SpaceX e relativo alla realizzazione del lander lunare che verrà utilizzato per la missione Artemis III nel 2024. Una senatrice statunitense ha ora chiesto di riaprire il contest per scegliere anche una seconda azienda.
Artemis: la politica in supporto di Blue Origin
Le tre aziende che ambivano all’assegnazione del contratto (e al finanziamento di 2,9 miliardi di dollari) erano SpaceX, Blue Origin (in team con Lockheed Martin, Northrop Grumman e Draper) e Dynetics. A causa del budget ridotto, la NASA ha scelto solo il progetto di SpaceX (una versione modificata dello Starship), invece dei due previsti in origine. Blue Origin ha quindi presentato ricorso e la procedura è stata temporaneamente interrotta in attesa della decisione del Government Accountability Office (GAO).
Blue Origin ha inoltre avviato un’attività di lobbying, trovando il supporto della senatrice Maria Cantwell, Presidente della Commissione per il commercio, la scienza e i trasporti, nonché rappresentante dello stato di Washington (lo stesso di Blue Origin). La senatrice ha proposto un emendamento all’Endless Frontier Act per obbligare la NASA a riaprire la competizione entro 30 giorni e utilizzare 10 miliardi di dollari del suo budget per scegliere un secondo lander lunare.
Se la proposta verrà approvata dal Senato potrebbero esserci conseguenze per gli accordi sottoscritti tra la NASA e SpaceX. Inoltre, considerata la complessità della procedura, c’è il rischio di non rispettare le scadenze (il ritorno sulla Luna dopo oltre 50 anni è previsto per il 2024). Blue Origin sostiene l’esatto contrario perché SpaceX non riuscirà a completare in tempo le due missioni assegnate (due allunaggi dello Starship senza e con equipaggio).