Roma – L’obiettivo che si pone Blyk ? Barattare spot con traffico telefonico in altri tre mercati importanti: Germania, Spagna e Belgio .
L’operatore, peraltro già attivo in Gran Bretagna e sul nastro di partenza in Olanda, lo ha annunciato mercoledì scorso: Pekka Ala-Pietila, presidente e cofondatore di Blyk, ha precisato che “Germania e Spagna sono tra i più vasti mercati pubblicitari d’Europa e il Belgio risulta essere il paese con maggiore spesa pro capite derivata dalla pubblicità”.
Aree estremamente promettenti, dunque, nelle quali l’intraprendente operatore – a due anni dallo startup – vuole insediarsi con la sua tattica di offrire alle età nell’intorno del periodo teen (tra 16 e 24 anni) un servizio telefonico cellulare completamente gratuito : offre 217 SMS e 43 minuti di conversazione verso qualsiasi numero in Gran Bretagna, superabili pagando a parte l’eventuale traffico in eccesso.
In cambio, l’utente Blyk dovrà sorbirsi fino a 6 messaggi pubblicitari . Per affrontare questa realtà, Blyk – che in Gran Bretagna ha già raccolto i consensi di oltre 100 mila giovani – deve assumere a tutti gli effetti il ruolo di MVNO ( Mobile Virtual Network Operator , Operatore di Rete Mobile Virtuale). Proprio in questa direzione Blyk sta stringendo accordi, necessari per l’erogazione del servizio, con i principali operatori dei nuovi paesi che intende conquistare. Accordi che, riferisce Ala-Pietila, “sono già in stadio avanzato”.
Si tratta di un business promettente, un panino molto gustoso che i principali player , in un modo o nell’altro non vogliono farsi sfuggire. Secondo diversi studi di settore, infatti, il mobile advertising genererà introiti oscillanti tra 1 e 24 miliardi di dollari nell’arco di quattro anni. Non può mancare, inoltre, l’interesse degli inserzionisti: possono puntare a influire su un mercato di 3 miliardi di utenze mobili .
Blyk, nell’immediato futuro, pensa anche di espandersi in ulteriori paesi europei: “Il concetto può essere adattato a diversi mercati – spiega Ala-Pietila – e il nostro obiettivo non è certo quello di fermarci a cinque paesi”.
Marco Valerio Principato