La previsione formulata nei mesi scorsi dal Dipartimento del Commercio USA a proposito della crisi dei chip rischia di rivelarsi eccessivamente ottimista: difficilmente si risolverà entro l’estate. Una nuova stima delle tempistiche necessarie per porre fine alla carenza di semiconduttori arriva da BMW.
Il CEO di BMW sulla crisi dei chip
È il numero uno dell’automaker, Oliver Zipse, a parlarne sulle pagine del quotidiano svizzero Neue Zuercher Zeitung (via Reuters). La scarsa disponibilità di componenti ha colpito duramente anche il settore delle quattro ruote e il gruppo di Monaco non fa eccezione. Queste le parole del CEO, che riportiamo di seguito in forma tradotta.
Siamo ancora al culmine della carenza di chip. Mi aspetto di poter vedere miglioramenti al più tardi il prossimo anno, ma dovremo comunque ancora fare i conti con una significativa scarsità nel 2023.
Rimanendo in Germania, un altro big dell’industria ha condiviso una previsione ancora più pessimista, se possibile. Si tratta di Volkswagen, che attraverso Arno Antlitz (Chief Financial Officer) ha fissato nel 2024 la finestra temporale necessaria per tornare a una situazione di normalità. A tal proposito, la casa di Wolfsburg ha deciso tempo di fare da sé, superando così alcune delle attuali problematiche legate alla catena di fornitura.
Il fenomeno, innescato nel 2020, interessa per ovvi motivi anche il mercato dell’elettronica e delle componenti hardware. Ne sanno qualcosa coloro intenzionati ad acquistare prodotti come una scheda video o una console videoludica di ultima generazione: in particolare, la Sony PlayStation 5 è ancora oggi pressoché introvabile.
La crisi ha portato alla promozione di una serie di iniziative anche a livello politico e istituzionale. L’Europa ha intenzione di liberarsi dalla dipendenza dei fornitori asiatici: solo un paio di settimane fa, Mario Draghi ha dichiarato che i chip sono una priorità
per il vecchio continente. A Bruxelles, la Commissione ha presentato a febbraio la sua proposta di legge battezzata Chips Act.