Negli Stati Uniti sono già stati installati negli scali aeroportuali e all’ingresso di carceri e tribunali. Nei Paesi Bassi hanno ormai sostituito i controlli abituali. Ora, l’Italia dovrà decidere se utilizzare i discussi body scanner. Durante la riunione CISA (Comitato Interministeriale per la Sicurezza del Trasporto Aereo e degli Aeroporti) svoltasi presso la direzione generale dell’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), sono stati resi noti i risultati della sperimentazione dei security scanner , meglio noti come body scanner.
La sperimentazione è stata effettuata con diversi tipi di dispositivi ed è stata condotta nel 2010 negli scali di Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia e Palermo, mentre nel 2011 ha riguardato solo Fiumicino e Malpensa. L’iniziativa puntava a risolvere due quesiti: in primo luogo, si è cercato di testare l’attendibilità dei body scanner come supporto ai controlli aeroportuali; in secondo luogo, si è valutato se e quanti macchinari andrebbero impiegati negli scali nazionali prendendo in considerazione la normativa europea e, in particolare, il Regolamento Comunitario 1147 del 2011.
Il presidente dell’ENAC e del CISA, Vito Riggio, presenterà i dati della sperimentazione al Ministero dell’Interno e al Ministero delle Infrastrutture, che dovranno pronunciarsi entro marzo. Il CISA ha indicato l’installazione dei dispositivi nei tre aeroporti italiani che effettuano voli regolari sulle destinazioni considerate “sensibili” come Israele e Stati Uniti. Quindi i primi tre scali che utilizzeranno questa nuova tecnologia saranno Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Venezia . Se dovesse arrivare il via libera, i body scanner saranno acquistati direttamente dall’ENAC. In totale sarebbero dieci gli apparecchi da installare: quattro a Roma, quattro a Milano e due a Venezia.
In base ai risultati della sperimentazione, la tecnologia risultata più efficace è quella a onde millimetriche . L’ultimo modello testato, grazie a un nuovo algoritmo , avrebbe migliorato le prestazioni consentendo di ottimizzare i tempi e il numero degli addetti necessari, e di ridurre le anomalie come i falsi allarmi o il mancato rilevamento di oggetti potenzialmente pericolosi. Negli aeroporti statunitensi sono già stati installati 350 security scanner a onde millimetriche. Dato il numero esiguo degli apparecchi che verranno impiegati nel Belpaese, per il momento i body scanner non sostituiranno i metal detector, ma forniranno un supporto ai controlli tradizionali: “Noi crediamo di essere già ad un livello di sicurezza molto alto – ha aggiunto Riggio – Il problema è risparmiare tempo e cercare un sistema di controllo meno invasivo della perquisizione”.
Molti sono i dubbi che ruotano attorno a questo tipo di dispositivi. Avere due approcci di controllo (body scanner e metal detecnor) renderà le ispezioni più lunghe , aumentando, di fatto, le già interminabili code in aereoporto. L’ENAC, però, assicura: il body scanner a onde millimetriche, testato su 50mila passeggeri, porta via una media di 37-39 secondi. Di questi solo 3 sono di screening, mentre gli altri 34 secondi vanno persi per la preparazione del passeggero che, prima di passare sotto i security scanner , deve spogliarsi di tutti gli accessori, dalle collane ai fazzoletti. L’ENAC inoltre ha voluto precisare che tutti i dispositivi che verranno utilizzati in Italia non presenteranno alcuna controindicazione per la salute di viaggiatori e controllori. Le onde che verrebero assorbite dal corpo sarebbero minime, paragonabili alle onde del cellulare.
I body scanner sono stati accusati da più parti di violare la privacy . L’ENAC, però, sostiene che l’immagine che si crea è stilizzata , quindi non reale, e non potrà essere archiviata; inoltre se si hanno delle protesi o dei pacemaker, questi non potrebbero essere visualizzati, poichè l’apparecchio è in grado di vedere solo ciò che si interpone tra il corpo e i vestiti. “L’obiettivo non è scannerizzare corpi, ma la sicurezza” ha affermato Alessio Quaranta, direttore generale dell’ENAC.
Per Vito Riggio, infine, fondamentale saranno le informazioni date ai viaggiatori e la formazione data agli operatori per garantire l’accettazione da parte dell’utenza dei nuovi strumenti di controllo.
Gabriella Tesoro