Nella giornata di ieri Boeing ha reso noto di aver identificato due nuovi bug nel software che gestisce i 737 Max, gli aerei coinvolti in due incidenti (Lion Air JT610 ed Ethiopian Airlines 302) costati la vita a 346 persone tra l’ottobre 2018 e il marzo 2019.
Altri due bug per il software dei Boeing 737 Max
Uno dei due problemi è relativo al Flight Control Computer Microprocessor e può dar luogo a ciò che la società definisce “guasti ipotetici” portando a una perdita del controllo, mentre l’altro potrebbe innescare una disattivazione involontaria dell’autopilota durante la fase finale dell’atterraggio. I tecnici del gruppo sono già al lavoro per confezionare gli aggiornamenti da distribuire a tutte le unità in circolazione.
Su Boeing è puntata l’attenzione della Federal Aviation Administration statunitense che una volta risolte le falle dovrà condurre i test per l’ottenimento delle certificazioni prima di dare il via libera necessario a riportare in volo gli aerei. Stando alle attuali previsioni non avverrà prima della seconda metà dell’anno.
Il produttore afferma che i nuovi bug non hanno nulla a che vedere con quelli già riscontrati in relazione alla tecnologia Maneuvering Characteristics Augmentation System e ritenuti responsabili degli incidenti menzionati in apertura.
Tecnicismi a parte la vicenda porta alla luce un’evidenza: anche un apparato tanto complesso come un aereo e dalla cui perfetta integrità dipendono vite umane, è soggetto a problematiche dalla natura non troppo dissimile rispetto a quelle che siamo solitamente abituati a trattare per i software dell’ambito informatico, dove la compromissione di un codice si traduce nel peggiore dei casi in una violazione del sistema o nella perdita dei dati.